Il mondo virtuale
Viviamo in un’epoca nella quale costruiamo mondi virtuali per fuggire dalle attività quotidiane, ma, in realtà, non riusciamo a fuggire da noi stessi. Solo una connessione più profonda tra gli esseri umani, ci condurrà alla vera libertà.
Negli ultimi venti anni si sono scoperte numerose tecniche che fanno uso avanzato del mezzo virtuale: memorizziamo fotografie e condividiamo in rete filmati che abbiamo prodotto noi stessi. Siamo arrivati al punto in cui possiamo mostrare simultaneamente uno stesso filmato o una fotografia alla zia Rosa che vive a Los Angeles e a nostra nonna che si trova a Città del Messico. Anche il campo della medicina contribuisce a questo e, in qualunque ospedale, possiamo vedere immagini degli organi dei nostri corpi, per mezzo di attrezzature mediche avanzate. Per riassumere, possiamo trovare molti esempi nelle nostre vite, di situazioni nelle quali apparentemente “ci disconnettiamo” dalla materia.
La fuga nel mondo virtuale
Un secondo motivo per cercare rifugio in altre dimensioni è implicito al fatto che la nostra vita (quella non virtuale) è diventata difficile, e ci pesa molto. L’umanità è immersa in una grave crisi in tutti i campi della vita: divorzi, droghe, disperazione, depressione, crisi nell’educazione, la disintegrazione del nucleo famigliare, la minaccia per l’ambiente, abissi tra classi sociali e la perdita generale della rotta. Questa situazione deprimente ed impegnativa ci provoca una sensazione di soffocamento e la persona sente che deve scappare in un’altra dimensione, rifugiarsi in un luogo, dove può disconnettersi da tutti i problemi che non sa come affrontare. Per questo motivo si costruisce degli ambiti nei quali può trovare rifugio. In questi luoghi scappa per trovare pace, soddisfazione ed emozione.
La lotta per la vera libertà
Dal punto di vista kabbalistico, questi fenomeni e processi esprimono una necessità impressa in noi di capire chi siamo. Cerchiamo un significato, e quando non lo troviamo nella nostra vita comune e nel nostro mondo, proviamo a farlo in mondi immaginari. Da un lato, il corso della nostra vita è tracciato in modo tale, che noi non scegliamo con che carattere nascere o dove ricevere l’educazione, così arriviamo all’età adulta già formati dalla società come un dolce infornato nel forno della vita. Qualcuno ci ha inculcato una visione del mondo, ha configurato la nostra maniera di pensare e ha impiantato in noi dei valori che, non necessariamente, desideriamo avere. Davvero siamo padroni di noi stessi? La Kabbalah ci spiega di no.
Dall’ altro lato, l’ego che va crescendo in ognuno di noi, ci spinge a cercare la vera libertà. Non accettiamo di vivere in una maniera in cui un altro detti le regole. Anche se nelle generazioni passate ci siamo rassegnati a questo, nella nostra generazione, non è più così. È per questo che proviamo a lottare per la vera libertà, e quando non troviamo il cammino per ottenerla, scappiamo in un mondo nel quale dettiamo noi stessi le regole. Però la Natura ci ha collocato in questo mondo e ha messo a nostra disposizione le migliori condizioni di sviluppo, affinché ascendiamo al mondo spirituale, solo che questo obbiettivo generalmente ci viene nascosto. Quando lo comprendiamo, diventerà esplicito che le proprietà individuali, l’educazione che abbiamo ricevuto e le esperienze che abbiamo passato sono state ottime per la preparazione nella vita.
Windows per la spiritualità
L’ansia per un mondo magico, nel quale poterci “costruire” come abbiamo sempre desiderato, è radicata nel più profondo della nostra interiorità ed esprime una crescente necessità che abbiamo di conoscere una realtà diversa, piena e libera. Per molti anni questo impulso è stato latente dentro di noi, ma oggi si va incrementando, diventando una vera richiesta per scoprire la spiritualità. Secondo la Kabbalah, questa attrazione verso la spiritualità indica che l’umanità è già preparata per entrare nella prossima tappa dello sviluppo: il riconoscimento del mondo spirituale. Nel processo di preparazione verso il prossimo livello di sviluppo, la realtà virtuale gioca un ruolo importante. Ci prepara al distaccamento dalla materia, alla disconnessione dalla nostra identità corporea e dalle limitazioni del tempo e dello spazio. La differenza è che, al contrario del mondo immaginario, virtuale, la scoperta del mondo spirituale non costituisce una fuga dalla realtà, ma un’esperienza reale, vera e tangibile. È così che la prossima generazione dei giochi virtuali è già con noi. Lo start-up che ha stabilito il Patriarca Abramo 5000 anni fa ci aspetta per essere scoperto. Quando ascendiamo, ci viene promessa una ricchezza di colori brillanti nella più alta risoluzione e soprattutto, molta luce. Tutto ciò che si richiede è di scrivere la direzione corretta sul navigatore.
Articolo di Bnei Baruch – Italia
La virtualità è il non luogo liminare per eccellenza, prendere o lasciare, come gli autogrill, gli alberghi, ecc…ecc…
P.S. Alimento due tronconi, quello come dire musicalmente tradizionale che proviene dalla musica cosìdetta “colta”, in molti post trovi musica dei Maestri del passato, in altri musiche pianistiche mie composte essenzialmente per il Blog. L’altro troncone è quello della musica concreta che nei post è la colonna sonora del post stesso senza alcuna manipolazione successivamente alla registrazione, si tratta di cosìdette ricognizioni materiche musicali allo stato originario. Quando parlo di sperimentazione nel Blog mi riferisco alla dimensione dell’atto del comporre in riferimento alla specificità di un post, da un paio d’anni quindi ogni post è completamente autoprodotto senza rilevare nulla dalla rete, questo vale per le musiche, i testi e le immagini. Dove ciò non avviene è specificato, normalmente le musiche non mie sono comunque parte della mia discoteca e nastroteca ed hanno stretta attinenza al blog.
II P.S. Detto questo al di la di tutte queste nozioni mi fa piacere che ti piaccia il Blog alla fin fine quel che conta è la mia capacità di divulgare e coinvolgere altri nella mia esperienza musicale e se all’ascolto nasce anche un’emozione tutto questo mi basta.
La virtualità è il non luogo liminare per eccellenza, prendere o lasciare, come gli autogrill, gli alberghi, ecc…ecc…P.S. Alimento due tronconi, quello come dire musicalmente tradizionale che proviene dalla musica cosìdetta “colta”, in molti post trovi musica dei Maestri del passato, in altri musiche pianistiche mie composte essenzialmente per il Blog. L’altro troncone è quello della musica concreta che nei post è la colonna sonora del post stesso senza alcuna manipolazione successivamente alla registrazione, si tratta di cosìdette ricognizioni materiche musicali allo stato originario. Quando parlo di sperimentazione nel Blog mi riferisco alla dimensione dell’atto del comporre in riferimento alla specificità di un post, da un paio d’anni quindi ogni post è completamente autoprodotto senza rilevare nulla dalla rete, questo vale per le musiche, i testi e le immagini. Dove ciò non avviene è specificato, normalmente le musiche non mie sono comunque parte della mia discoteca e nastroteca ed hanno stretta attinenza al blog.II P.S. Detto questo al di la di tutte queste nozioni mi fa piacere che ti piaccia il Blog alla fin fine quel che conta è la mia capacità di divulgare e coinvolgere altri nella mia esperienza musicale e se all’ascolto nasce anche un’emozione tutto questo mi basta.
Boh, qui vonno dei codici di controllo…
Il racconto della polipessa è molto, come dire, aereo.
P.S. Mi piace quando la fantasia si invola.
Ciò che scrivono nell’articolo mi sembra interessante; grazie al virtuale si può arrivare allo spirituale. E d’altra parte un’estraniamento dalla realtà ti porta a leggere le parti più nascoste di te stessa. L’uomo da sempre è alla ricerca di qualcosa di grande dentro se stesso; l’ascetismo, chi si isola dal mondo, forse riesce a raggiungere gradi insperati di felicità e di pace. Ma la vita attorno? Il mondo intenso delle relazioni umane?
Il monaco, l’eremita, ad es. può ritornare alla vita reale dopo essersi perso nei meandri della sua ricerca?
… ho già dato sul tema, ma continuo a chiedermi: perchè l’uso di un pc deve essere necessariamente estraneamento dalla realtà?
meglio l’assenzio allora…
… e dov’è il nuovo racconto?
Lo posterò tra qualche giorno. Ma un po’ mi vergogno…
La parola è asservita alla musica, è una regola ferrea, nasce dall’esperienza dei grandi del passato, la musica amplifica la parola, la parola di per sé in determinati contesti può dire altro, può mentire a sé stessa, può essere multisignificante, al contrario la musica è un metalinguaggio non significa nulla se non sé stessa, ma nel caso del Lieder la musica prende per mano la parola e la porta in un altro mondo a lei sconosciuto.
P.S. La musica tende a trasfigurare ciò che incontra, non esiste in principio una musica per determinate parole, parecchi lieder non sono nati in funzione della poetica della parola, bensì dalla scansione ritmica delle frasi che miracolosamente si adagiano senza forzature in un tempo di 4/4 o 6/8, dipende dalla metrica.
II P.S. Citazione da Paul Valèry: “Come la maggior parte delle mie poesie, è nato dalla presenza inaspettata di un certo ritmo nella mia mente. Una mattina ho avuto la sorpresa di trovarmi dentro la testa dei versi decasillabi”. Si riferiva al suo “CIMITERO MARINO” e ti garantisco che ha ragione, ho scritto degli abbozzi su questo poema e si attanagliano perfettamente ad un tempo in 6/8.
III P.S. Valèry, faceva spesso riferimento ai procedimenti costruttivi e compositivi in musica.
IV P.S. Sì l’ultima frase è mia, ma t’ho già detto che il mio Blog vive in autarchia.
V P.S. Ora che hai capito che è sperimentale l’utopia del Blog in un’epoca schizzofrenicamente visuale e in odore di anacusica è quella di ripristinare il primato dell’orecchio sull’occhio.
VI In generale, l’occhio guarda troppo, la bocca è logorroica e il futuro dell’uomo è la sordità, ma non la stessa che in Beethoven…non so se me spiego!!!
Oddio, se piovesse tutti i giorni il governo sarebbe ladro ad libitum.
Virtuale. C’è assonanza con virtù ma al di la’ della mancanza di contatto fisico non credo ci siano altre caratteristiche che li accumunino.
Forse hai ragione. O forse guardo le persone, guardo le donne da un altro punto di vista.Raschio nel loro lato oscuro, nel non detto o detto troppo, nel loro vedere diverso senza lenti bifocali.
Ho letto La vecchia Europa, è bello di una crudezza inquietante quello che scrivi ma il brutto è che mi sembra molto realistico…uno scenario molto prossimo!!!
Ciao Liminare_206,
l’ho scritto ancora nel 2005 (è stato pubblicato in un’antologia di scrittura femminile), si parlava di elezioni e del famoso contratto televisivo berlusconiano che doveva essere riproposto. Poi, per fortuna, vinse Prodi. Poi cadde, ma quella è un’altra storia…
Lo scenario è inquietante perché è quello che osservo attorno al mio piccolo mondo, ma dai fatti di cronaca, mi sono ricordata anch’io di quello che avevo scritto; spero di sbagliarmi…anzi l’avevo portato all’assurdo proprio per renderlo irrealizzabile. Non voglio uno scenario simile…Cerco di combattere nel mio piccolo affinché nn accada. Io sono per la libertà della circolazione, di idee, persone. Proprio oggi l’ONU ha invitato l’Italia a rispettare la convenzione di ginevra…http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/cronaca/immigrati-7/frattini-ue/frattini-ue.html
Diciamo che non serve che piova per definirlo così…:)
Sempre più spesso ho l’impressione che l’ONU assomigli alla coscienza sporca dell’umanità.
Perché? Hai letto anche tu Empire?