La lettera di Anna
Caro Giovanni,
è finita. Tra me e Alberto è finita.
Lo sai come adesso mi posso sentire; non è stato facile per me prendere questa decisione, ma ho dovuto.
Questi ultimi mesi sono stati difficili e non ti ho più scritto, anche se ho continuato a leggere e ricevere settimanalmente le tue lettere.
Per me quello che scrivevi è stato particolarmente importante: sapere che tu mi eri vicino, anche se distante, ha significato avere la consapevolezza di essere amata e di non essere sola.
La morte di Alice mi ha precipitato in un baratro senza fine e la forza di risollevarmi l’ho trovata anche grazie al tuo aiuto.
Alice…, non pensavo fosse così importante per me. Certo, era mia figlia, ma, inconsapevole, l’avevo messa al mondo e per questo l’ho voluta crescere senza ascoltare nessuno, convinta che una buona madre deve essere felice e per questa mia felicità l’ho dimenticata.
Devo ringraziare mia madre se mia figlia, in questi brevi anni, ha potuto conoscere un po’ di vita familiare tranquilla.
Alberto, lo sai com’è fatto, non l’ha mai voluta vedere.
Certo, regali continui, ma non ci sa fare con i bambini, dice che gli fanno paura.
Non è venuto nemmeno al suo funerale.
Quel giorno, davanti alla piccola bara, volevo piangere ma ero senza lacrime: per lei non sono riuscita a fare neanche questa misera cosa.
Nell’ultimo mese non si è fatto sentire e vedere anche se gli amici mi raccontavano che Alberto conduceva la vita di sempre.
E’ rimasto con sua moglie ed io mi sono convinta che stavo inseguendo un inutile sogno d’amore insieme a lui.
Mi ha sempre preferito lei, sostenendo che era la più fragile, la più insicura. Probabilmente ha ragione, ma sbagliava quando pensava che, per il solo fatto di avere un figlio, io fossi al riparo da qualsiasi solitudine. Con Alice credeva di avermi fatto il regalo più grande,
ma Alice non era un suo regalo: lei era nata da sola e da sola se n’era andata, come a testimoniare la nostra inadeguatezza per lei, figlia del mondo più che nostra.
Giovanni, ora ho bisogno di te.
Ho cercato di allontanare il dolore continuando a lavorare, sai come tengo al mio lavoro, ma ora mi è impossibile anche ogni piccolo gesto quotidiano. Ho bisogno anch’io che qualcuno mi faccia sentire al sicuro, al riparo dalla mia costruita indifferenza, che mi avvolga del suo calore, che mi accarezzi il viso quotidianamente, come tu facevi mentre io volgevo lo sguardo altrove.
Nell’ultima lettera mi hai scritto che ti mancavo e che volevi rimanere distante finche non fossi stata definitivamente libera.
Ora lo sono.
Alberto l’ho salutato ieri per sempre e credo di averlo umiliato così tanto che non oserà più tornare da me.
L’ho voluto ferire nella sua intimità, come aveva fatto con me.
Ma io gli avevo dato un’ultima possibilità, non d’amore, ma di riscatto, se solo avesse ammesso le sue responsabilità.
Lui invece, meschinamente, ha ascoltato solo il suo orgoglio maschile, calpestato perché, per una volta, sono stata io ad usarlo e a farlo scendere da quel piedistallo di disincanto che mi credeva sua merce.
Ha preferito andarsene senza alcun chiarimento.
Giovanni, ti amo e ti aspetto, ancora se vuoi,
Tua Anna
lo dice il titolo
è proprio d’altri tempi una lettera così
una lettera struggente e dolcissima
che parla di amore
per un uomo mai avuto
per una figlia persa
e per una nuova speranza
buon fine settimana
giulia
o emma
o emmagiulia?
C’è ormai questo esercizio intellettuale e tecnologico tendente alla compressione dei “tempi”, il che semplicemente non fa altro che ridurre i sentimenti degli esseri umani semplicemente in poltiglia dello spirito e dell’anima.
P.S. Prima o poi spedirò una lettera d’amore in MP3, è l’unica teconologia che non ho ancora sperimentato.
Boh, forse hai ragione pure tu, appunto nulla ci è vietato io ce provo pure da solo e senza zavorre.
L’ho immaginata Anna, col suo golfino bianco appoggiato alle spalle, un paio di orecchini poco appariscenti e le scarpe con un accenno di tacco. Ho immaginato i suoi occhi secchi e le sue mani che aggiustavano una copertina. Poi si è girata e mi ha sorriso ricambiata.
Oh, Noti, sei miracolosa: sai che fa parte di un racconto che si intitola proprio “L’orecchino”?
Ambientata negli anni 30. Mi sorprendi proprio,…o sono io terribilmente scontata (che è peggio…)
no, nessuna pubblicità occulta. Semplicemente erano le mie sigarette preferite, tanti anni fa…
Lieto di aver fatto la tua conoscenza… la nostra amica comune ha fatto il mio nome in lungo e in largo, eh? Spero ti sia piaciuta la visita…
Ripasserò a leggerti con calma…
A presto!
Boh manco io, esercito la creatività oggettiva, a volte soggettiva…conosci qualcosa di meglio???
La genesi? Al massimo ero chierichetto servitore di messe, spesso anche lettore (le lettere ai Corinzi e ai Romani), a volte organista per il piacere dei turisti in una famosa e antica cappella romana dove si venerano le tracce della sofferenza e morte di Cristo, oggi come oggi morto non si sa bene per chi???
P.S. Mo però so’ un cattolico-cristiano pentito!!!
II P.S. Diciamo pure a-cattolico!!!!!!
Lettura semplicemente complessa, dal sapore gentile e ricercato. Il mistero dell’amore è rimarcato nella sua inadeguatezza a superar scogli di praticità, e questo, slegato dalle tue probabili intenzioni, affresca a tinte rosa antico ogni frase, ogni richiesta di essere di nuovo amati…
S.,
ma hai fatto un’opera d’arte del commento!
Grazie…
Come fai a sapere che sono vergine? Comunque grazie del passaggio. Una riflessione su un blog non farà cambiare il mondo, ma almeno aiuterà a riflettere. Buona giornata!
Già…. Mi ero dimenticato! Molto bella questa lettera, commovente
Sinceramente, credevo che Anna risultasse antipatica…
Mi devo ricredere sulle emozioni.
“C’è chi dice no”…