Che bello, vorrei concedere anch’io l’imprimatur.
Scommetto che Assange ha lasciato i suoi segreti ad una donna.
Sarà una donna a decidere quali documenti devono essere messi o meno on line?
Mah… Credo di sì.
E pensate. C’è chi decide quali libri possono o non possono essere pubblicati.
E poi mi si dice che la letteratura è libertà.
Nihil obstat quominus imprimatur.
Non esiste alcun impedimento al fatto di essere stampato.
Mi riferisco al post di oggi, naturalmente.
Vita apparente
Certezze: meccaniche.
Robotica: la mente.
Vita: apparente.
Vita, ti guardo attonita
mentre mi corri
perduta, incontro.
Vita, da amare insolita
sempre. Assoluta
quando ti sogno diversa.
Insoluta,
quando mi aggrappo
a te, ingiusta.
“Spegni la luce,
spegni la luce,
oh, mia cara!”,
chiama l’Ignoto,
sul vuoto, fremente
dell’ora inattesa.
La Vita, ingenua,
vi giunge indifesa.
Certezze: abbattute.
Robotica: l’ipotesi.
Formicolio: reale.
Vita: apparente.
IL COLLEZIONISTA DI FINALI
(per leggere il racconto dall’inizio, seguire i post )
– Caro Arturo, la fai così semplice… non tutti gli scrittori scrivono allo stesso modo e per gli stessi motivi. Sei un esteta, probabilmente, e concepisci il romanzo come un’opera d’arte che deve sottoporsi a canoni precisi, ma è dalla notte dei tempi che cerchiamo di elaborare canoni da seguire e da spezzare, incessantemente. Sei convinto che esista l’arte, cui lo scrittore si inchina come dinnanzi ad un’icona da venerare, immagine di perfezione sublime da esaltare, sempre. Senza rifugiarsi nell’antico trattato Del sublime, Il ritratto di Dorian Gray potrebbe essere il manifesto palese. Volta pure lo sguardo alla storia, e vedrai che più la scrittura si avvicina alla realtà, più la realtà si ribella e l’opera diventa misera scopiazzatura. Più si vuole raccontare la realtà, più la realtà fugge. È successo così anche per l’arte pittorica, inizialmente tentativo dell’uomo di riprodurre fedelmente il mondo che lo circonda, sino ad arrivare alla fotografia. La pittura ha capito la resa dinnanzi ad essa, ed ha abbandonato questa mera riproduzione, rompendo con la realtà: pensa all’astrattismo. Ma la realtà rimane comunque più inverosimile della fantasia e ci sorprende continuamente, dimostrandosi palese, qual è. L’arte invece si gonfia, e come tutto il superfluo, distorce la bellezza. Ed ha valore solo se comunica all’altro. La realtà non ha bisogno di questo: è. Vedi la famosa e condivisa poesia del Leopardi, L’infinito. Tu senti quel sentimento che pervade il testo, ma ha senso il testo solo nella tua lettura ed interpretazione, ha necessità di un codice linguistico, di una forma. La natura, ha senso invece in sé e non abbisogna di spiegazioni. L’umano dinnanzi ad essa non ha bisogno di parole, ma assapora con il respiro a pieni polmoni la vita che la permea.
Ti ripeto perciò che nulla è di più subdolo dell’arte e dell’artista. Prendi me ad esempio. Potrei sedurre chiunque con le mie lettere d’amore, e di quel sentimento non ci potrebbe essere nemmeno l’ombra nel mio cuore.
Arturo si mise a ridere, scuotendo il capo.
– Mi stai dicendo che l’artista è solo un mercenario, ma tu non sei un’artista, sei solo uno scrittore di misere lettere d’amore che non rimarranno certamente nella storia della letteratura!
Marta mi guardò. In effetti essere definito un’artista da strapazzo non fa piacere a nessuno e cominciavo già a sbuffare e a versarmi un altro bicchierino di mirto; e non era certo il secondo…
Marta allora per acquietare gli animi intervenne: – Arturo, non esagerare. Umberto riesce a scrivere benissimo e con trasporto.
Le sorrisi e la guardai con amore, mentre cercava di convincere Arturo della bontà della mia scrittura.
– Ho letto anch’io qualche sua lettera. E non pensare ad uno stile barocco. Scrive con stili diversi, a seconda della persona a cui è indirizzata; utilizza strumenti moderni come l’e-mail e facebook. Però Umberto, devi essere sincero: forse quelle persone riesci a sedurle perché le lettere o i messaggi sono accompagnati da qualcuno di reale, che li renderà poi tangibili e non potrai mai sapere se quelli hanno raggiunto l’obiettivo grazie a te o per merito di chi le porta in mano.
Ah, no, una stilettata da parte tua! No, Marta, non puoi farmi questo, già non ti amo più. La zittii, arrabbiato. Il mirto stava diffondendo l’orgogliosa radice sarda nelle mie vene rigonfie.
– È grazie alle mie lettere se due persone si incontrano nuovamente, se una di quelle due crede alle parole scritte con sincerità. Verba volant, scripta manent: non si dice così? Anche se sappiamo quanta falsità possa esserci nello scritto, addirittura nelle stesse leggi che ci diamo per ordinare la nostra società. Fatta la legge, trovato l’inganno: perchè sappiamo che molteplici sono le interpretazioni che ne possiamo dare. Ma le mie produzioni letterarie hanno almeno l’onestà di raccogliere un cambiamento nell’animo di chi le legge, e di modificarne il comportamento!
Arturo mi colse nella mia debolezza. – È vero, d’altra parte l’uomo ha necessità di comunicare ma la scrittura è qualcos’altro dalla parola, – mi rispose argutamente. – Ti propongo una sfida…
(CONTINUA)
P.S. le foto sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto.
ultimamente scrivono tutti post a puntate
mi sa che mi ci dovrò cimentare
però non son capace di scrivere così bene e cose tanto lunghe
meglio che mi limiti a leggere
:-)))
direi semplicemente realista
sto coi piedi per terra
per certe cose
e poi leggere è la mia più grande soddisfazione 🙂
in effetti ci sta
Madame Bovary dico…
mi par di ricordare che per la Bovary non finì benissimo
e nemmeno nel mio post c’è il lieto fine
ma così è la vita
🙂
concordo sul maschilista
infatti diede la sue versione dei fatti
se il romanzo fosse stato scritto da una donna
la bovary non sarebbe stata una donnetta annoiata che cercava un qualcosa di stimolante al di fuori del suo placido matrimonio
di sicuro
mai letto un harmony in vita mia
Ciao Giulia, allora chiarimento n°1 “un pezzo da una pola” vorrebbe dire in parole povere un pezo di schiacciata,la pola era una fornaia, i vecchi entravano e dicevano un pezzo Pola…
Chiarimento n°2
il Gratta Americano, e una pratica sessuale che faceva la Turi l’americana (in realtà era una prostituta di Prato fissata con l’america) dicevano i vecchi che frequentavano il Casino, Il Cristallo appunto, che mentre faceva un fellatio, facesse un rumore con la gola tipo un grattare… ed ecco il detto.
Ciao
Saggia, ogni vita è apparente, nel comporre; sai “saggiare” , mi si passi il termine, idee rimarcate dai protagonisti…
In qualche momento ho creduto che avrei dovuto rispondere, nel colloquio sopra, tra Arturo e Umberto, e ogni tal volta sorridevo, sorridevo, e immaginavo di trovarmi là
Certo che quando verseggi sei proprio gajarda…te l’ho già detto?
P.S. Oddio, ho le lacrime agli occhi dalle risate, il brano è già surreale di per sé, con quei crocefissi addosso poi.
II P.S. Non so’ chi ha scritto le note al video, ma dire che Rossini era un romantico è molto discutibile musicalmente, diciamo che è il romanticismo che investì gli ultimi capolavori di Rossini che subito dopo cadde in depressione.
III P.S. In realtà Rossini fu l’ultimo dei classici, poi c’è una concomitanza particolare che aleggia, nel 1827 muore Beethoven, nel 1828 muore Schubert nel 1829 Rossini presenta il Guglielmo Tell l’ultima opera, smette di scrivere cade in depressione e muore quasi 40 anni dopo e il duetto dei gatti è una delle composizioni di questo silenzio, il cosìdetto silenzio Rossiniano.
Dimenticavo, a quando un libbricino di versi? Mi piacerebbe!
P.S. Ma quello sulla sommità è un Wanderer Schubertiano Doc!!!
…sembro io sul Plan de Corones.
P.S. Col fiatone.
E’ sempre un piacere leggerti.
Un salutone da Giuseppe.
Wanderer ci sono diventato “ad onorem” a forza di suonare Schubert, da questo è iniziata la mia deriva post moderna verso la condizione di uomo liquido.
P.S. L’eccezionale gioco di voci è il frutto della scrittura Rossiniana, che era sì depresso in quel periodo ma genio depresso, se non sbaglio con delle punte di nevrosi, tra l’altro intimo amico di un altro mezzo matto di nome Balzac.
II P.S. La marsina no, ma anni fa avevo un bellissimo Loden, se quest’anno torno dalle parti di Dobbiaco (il Sud del nuovo impero Asburgico-Padano) ci sono dei negozi ex italo-austriaci che ne vendono di bellissimi.
Leggo che sull’Appia Antica nel Parco della Caffarella è crollata una cisterna romana per la quale erano già stati stanziati i fondi per il restauro, a questo punto spero che crolli anche Palazzo Grazioli mentre è in corso una riunione straordinaria con escort al seguito dell’esecutivo del governo. Mi scusi lo sfogo.
sono d’accordo… l’imprimatur alle donne… la misogenia è una brutta piaga… il potere ne è pervaso…
Che eleganza.
P.S. Io pure c’avevo la sciarpa bianco panna svolazzante…altri tempi.
Risposta al commento:no, niente di tanto profondo e in ogni caso, preferirei anche io i “mari del sud” o il Polo.
Commento in più punti: 1)ma chi è che può ostacolare una pubblicazione? Credo che a proprie spese si possa pubblicare qualunque cosa, altrimenti c’è semre internet…
2) Complimenti per i versi
3) Sono sempre in attesa della spiegazione del titolo. Per ora il racconto si dipana in discussioni filosofiche sulla scrittura o l’arte in genere. Mi piacerebbe vedere in azione i personaggi, ma attendo con pazienza, rispettando i tempi della scrittrice.
Ciao ciao.
Krapfen? Cazzarola, io dovevo nasce a Vienna o giù di lì!
La tua poesia: un fantastico viaggio tra sogno e realtà.
Complimenti ancora Giulia.
haffner
Ciao Giulia,
sono tornato dalla Sicilia per festeggiare
il Patrono del mio paese che è San Mauro.
Ciao ciao da Giuseppe.
Cara Giulia, con quella poesiola volevo solo sottolineare l’umana condizione che stiamo vivendo. Abbiamo acquisito la capacità di dischiudere alle nostre menti i limiti di un tempo ma non ci accorgiamo forse che in questa frenesia stiamo via via perdendo dei valori fondamentali per l’umana condizione.
Ecco allora l’allegoria della curva di Gauss: continuando di questo passo è come procedere all’infinito verso l’asse dell’ascissa, e dunque ottenere una curva che tende a zero, in ultima analisi verso una dispersione che non ammette ulteriori analisi.
Un caro saluto e una buona giornata per te.
haffner/fuser
Avevo lasciato una risposta al tuo commento, ma i codici di convalida non mi consentono di continuare.
Ciao.
fuser1
Speriamo sia così Giulia, perchè quell’immaginario io l’ho interpretato come la radice quadrata di un numero negativo, e tu sai bene che non può esistere.
In ogni caso lasciamo sempre aperta la porta alla speranza di un cambiamento, come si diceva un tempo:”Spes ultima dea”.
fuser1
Buona giornata Giulia, passata la nebbia dalle tue parti? Da me è nevicato e appena si assesta vado a fare una sci-alpinistica nelle carniche, ho bisogno di spazi e cieli color indaco.
Ciao.
haff/fuser
…ha inciso Huxley o è di tempo fa?
Viandante sul mare di nebbia – Caspar David Friedrich: mi capitò in un gioco di identità…*
Verba volant, scripta manent… ma in principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum…
Diceva Becalossi, esimio filosofo neroazzurro, “sono Evaristo scusa se insisto”: la vera dicotomia non è tra scritto e parola, ma tra verità e fabula, ed entambe devono essere usate bene…