Pubblico con piacere questa lettera della Società Italiana delle Storiche, che invita alla riflessione e ad una partecipazione vasta ad un impegno di tutte le donne per rompere il silenzio e denunciare il degrado della politica.
Con preghiera di diffusione:
fonte: www.societadellesto
Società Italiana delle Storiche
ROMPERE IL SILENZIO: UNA SCELTA DI FORZA
Rompere il silenzio sulla deriva ogni giorno più allarmante che sembra caratterizzare in Italia il rapporto donne e politica/donne in politica è divenuto urgente. Così come è urgente denunciare l’impoverimento e la strumentalizzazione dei linguaggi della politica e il degrado delle sue pratiche, per non soggiacere inerti alla trivialità di cui è permeata gran parte della scena pubblica, così intrisa di una “idea di donna” che era lecito sperare superata da tempo.
La Società Italiana delle Storiche lancia un appello a tutte le donne e gli uomini di questo paese che avvertono la necessità di un immediato ritorno alla responsabilità della politica, per denunciare la quotidiana offesa alla dignità delle donne e alla loro presenza pubblica. Questa ha rappresentato e rappresenta infatti una delle più significative battaglie del mondo contemporaneo e la condizione perché le donne possano affermare una nuova visione della politica, frutto degli spazi che esse si sono faticosamente conquistate nella vita economica, sociale e culturale.
Giorno dopo giorno, l’immagine che ci viene rinviata dai media è invece essenzialmente quella di giovani donne disposte a tutto pur di calcare, in alternativa ai palcoscenici dei teatri di posa, le aule di consigli e parlamenti; di donne dal bel corpo pronte ad offrirlo ad affaristi e uomini politici di successo pur di garantirsi vantaggi diretti e indiretti: un incarico istituzionale, un ruolo di spicco in una società mista, un finanziamento in bilancio, un comma di legge utile. Il silenzio di ministre della Repubblica che tacciono su tutto questo è assordante.
Siamo ben coscienti che quell’immagine ritrae solo una scheggia della realtà, anche se ha dalla sua la forza di corpi che occupano ossessivamente le pagine dei periodici di successo e gli schermi delle trasmissioni più seguite. Ma è una raffigurazione che non rende giustizia alle migliaia di donne che si dedicano alla politica con passione e autorevolezza.
Denunciamo quindi il degrado dei metodi della politica, in particolare dei meccanismi di selezione della classe dirigente. Tuttavia non ci nascondiamo che nel costruire e alimentare questo stato di cose molte donne sono soggetti attivi e propulsivi, partecipi della stessa cultura di cui quel degrado è frutto ed espressione e dunque complici della costruzione di stereotipi pronti a ritorcersi contro tutte le donne che credono nella politica come luogo di progettazione e mutamento reale.
Di qui la necessità di dire con forza:
– che è urgente porre mano a una vera e propria rifondazione democratica della cultura politica italiana;
– che il tema della parità e dignità delle donne non può non costituirne un tratto fondamentale;
– che di tale processo vogliamo e dobbiamo essere protagoniste non estemporanee.
Siamo infatti donne coscienti della nostra forza, dei nostri diritti e delle nostre responsabilità civili e intellettuali consapevoli delle competenze e delle esperienze che possiamo mettere in campo.
Abbiamo bisogno di interlocutori – e molte in questi giorni sono state le testimonianze del disagio di essere costrette/i a vivere questo clima politico – ma vogliamo anche essere interlocutrici attive. Il nostro, infatti, non è solo un segnale di allarme; è un invito a progettare e promuovere incontri e iniziative a breve e medio termine con altre associazioni. È altresì un impegno a ripensare parole e linguaggi, ruoli e identità, strumenti e progetti che permettano di lasciarsi alle spalle la tristezza morale e politica di questo presente, fuori da ogni incongruo ottimismo, ma anche da ogni tendenza a chiudersi nell’orizzonte dello sdegno impotente e della resistenza individuale fine a se stessa.
Per sottoscrivere questo appello, potete scrivere a: direttivo@societadellestoriche.it
Sono un uomo ma m’associo.
Ciao Limi, sottoscrivo anch’io. Penso che ci siano uomini intelligenti ed offesi anche loro per la modalità con cui sono trattati, alla stregua di maniaci sessuali.
Insomma si potrebbe stare meglio tutti, donne e uomini, insieme. E’ proprio una questione di pari dignità.
Giulia? Il problema è che io sono super-intelligente ma sono pure super-maniaco sessaule!!!
P.S. Per il nuovo racconto ripasso.
… negli anni settanta si sperò nell’uscita dal “medioevo”… poi il riflusso ci ha riportato in tempi oscuri, bassi, “barbari”… basta pensare a chi è ora presidente del consiglio…