CHI DICE DONNA

CI PRENDIAMO UN CAFFE’…ESPRESSO?

 

Continua il mio racconto “Se il mio uomo conoscesse Roland Barthes”. Per leggerlo senza interruzioni, fino a questo punto, CLICCARE QUI

Ringrazio Liminare per la gentile concessione della foto “La donna imperfetta”

 

CI PRENDIAMO UN CAFFE’…ESPRESSO?

 

 

La Donna imperfetta 2 (Villa Medici – Roma) Liminare_206

 

Gli occhi di Marina erano grandi occhi nocciola, come quelli di uno scoiattolo indifeso. Giorgio ebbe subito il bisogno di abbracciarla, come per proteggerla.

Sei bellissima”, le disse ansioso di dimostrarle la sua ammirazione e scivolando con gli occhi sulle prorompenti forme femminili.

Grazie…, sei stanco?”, Marina cercò subito di sorvolare sul complimento, come schivando lo sguardo di Giorgio.

Non ti immaginavo così…”, continuò imperterrito, “…femminile”.

Non abbiamo mai parlato di questo, ma di altro, se ben ricordo, e poi…che importanza ha? Vieni, sbrigati, ho lasciato la macchina in divieto di sosta e qui i vigili sono tremendi” e si diresse scattante verso una macchina grigia, una vecchia rover fumosa.

Il traffico era intenso, le vie di Padova erano color mattone, un girovagare di sensi unici. Si ritrovò in una via laterale da cui si poteva intravedere la bellissima Basilica del Santo. Mentre  Marina guidava, Giorgio aveva osservato attentamente la donna al suo fianco. Guidava a scatti nervosi, le braccia affusolate bianche spiccavano dalla maglietta attillata, e dai pantaloni emergeva la carne ancora giovane, da trentenne, che guizzava veloce lasciando intravedere una vogliosità istintuale di sano appetito.

Oggi hai beccato il mio giorno libero; lo sai che lavoro come impiegata presso la direzione della nostra azienda sanitaria…”, lo guardò di sottecchi Marina, sentendosi osservata.

Sì, me l’avevi detto…, spero non ti dispiaccia questo mio arrivo imprevisto…, ma avevo voglia di cambiare, di vedere gente nuova e soprattutto avevo voglia di conoscerti”

Marina gli lanciò un’occhiata traversa. Si fermò con la macchina davanti ad una piccola palazzina.

Forse hai voglia di conoscere solo una persona”, Marina lo punse nel vivo.

No, non credere…, avevo bisogno di capire…”

Capire cosa?”, lo guardava dritto negli occhi.

Capire se è solo apparenza, la nostra…, la nostra vicinanza…”

Vicinanza?…tu sei pazzo!!” e si mise a sorridere “…nel virtuale non esiste la vicinanza. Senti…”, continuò Marina “…si avvicina l’ora di pranzo, che facciamo? Vuoi che andiamo a casa mia e prepariamo qualcosa oppure andiamo in qualche bar vicino?”

Non ho molta fame…” rispose Giorgio realmente indeciso.

Va bene, allora, andiamo su da me così ti rinfreschi un po’ e ti preparo qualcosa da bere, poi se vuoi ti riaccompagno in stazione, alle 22.00 hai il treno, no?”

Sì…alle 22.00. Vorrei essere a Milano questa notte. L’alba deve essere mia, l’inizio di un nuovo giorno…”

Ho capito, …per Giovanna”

Sì” rispose Giorgio convinto.

A Padova succede che ogni via sia sempre completamente deserta. Padova, nonostante la ricchezza culturale apportata dall’Università e dai numerosi studenti provenienti da ogni parte d’Italia, lascia ognuno in una profonda solitudine, a girovagare tra i portici dove si può cogliere il sole come un fiore in pieno deserto. Giorgio non riusciva a capire se quella era una bella giornata.

Parcheggiarono in una di queste vie, e scesero dalla macchina; Marina si diresse sicura verso uno degli innumerevoli portoni sotto un portico, entrarono e salirono le scale del piccolo condominio silenzioso. Marina lo precedeva e Giorgio, dietro, intravedeva le curve della donna. Un lieve eccitamento cominciò a risvegliarsi in lui e per questo si arrabbiò con se stesso. Stupido, si diceva, se lei se ne accorge non avrà più fiducia in me.

E d’altra parte notava una sfida in quella donna, che aveva il coraggio di condurre uno sconosciuto dentro la sua casa. Lei si appoggiò alla porta per cercare le chiavi dentro la borsetta che portava con sé, si girò verso di lui e notò il suo sguardo adorante. Bastò un attimo e le loro bocche già si cercavano, lui sentì il suo sapore, sentiva il seno caldo di lei, come ripieno di dolcelatte, premergli contro il torace, e mentre le sue mani incoscienti gli scivolavano dentro i pantaloni, lui frugava con le dita facilmente dentro di lei. Avrebbe voluto sentire il suo odore, assaggiarla tutta e l’avrebbe presa anche in piedi, così, per liberarsi di quel desiderio improvviso.

Il rimbombo nelle scale di una porta che sbatteva li risvegliò, e Marina velocemente si ricompose, riassestando la maglietta e i pantaloni che lasciavano debordare più del necessario. Anche Giorgio cercò di darsi un contegno. E gli fu necessario perché, quando Marina introdusse le chiavi per entrare dentro casa, la voce di un uomo li raggiunse : “Marina, sei tornata?”

 

(CONTINUA)

CI PRENDIAMO UN CAFFE’…ESPRESSO?ultima modifica: 2009-09-16T15:13:00+02:00da
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