E continua così il mio racconto “Se il mio uomo conoscesse Roland Barthes“.
Si può leggere tutto cliccando QUI, naturalmente fino a questo punto.
Certe volte, senza una ragione apparente, si ha l’urgenza di scrivere, almeno capita così a me, e questo anche se si fanno altre cose, se si è impegnati in qualcos’altro che distoglie, e che ti sembra rubare il tempo.
Alcuni mi chiedono se attingo dalla realtà per le mie storie, per le mie poesie.
No, la realtà è talmente incommensurabile che mi perderei in essa. Forse qui la costruzione inversa, come il latino insegna, aiuta.
Esiste un luogo
della conferma,
del contrario di tutto,
della memoria
costruzione inversa.
Esiste quel luogo
nello spazio del silenzio,
intimo nell’attimo
dell’ansimare fluente,
insieme.
Esiste un luogo
dove ti posso abbracciare
anche con le mani legate
al cappio
dell’anello che stringe il dito.
Quel luogo infinito
pensato in ogni luogo diverso
è ora disperso
nel buio del mio desiderio:
si contorcono gli spazi di luce.
È
luogo
segreto.
COSTRUZIONE INVERSA
Si alzò in piedi, adirato, rivolgendosi a Giorgio: “Ma cosa stai dicendo?”
Luca stava tremando tutto per trattenersi dall’ira che stava scoppiando dentro di lui.
“Vieni nella mia casa, ed hai il coraggio di dire queste cose?”
Marina, entrata nel soggiorno, se ne stava come inebetita davanti alla scena surreale che le si era presentata davanti.
“Diglielo, Marina”, la invitò Giorgio “Diglielo, poco fa avevamo il desiderio di amarci e anche adesso, perché trattenersi e fingere?”
Marina lo ignorò e andò diretta verso Luca: “Io amo te”
Luca cominciò a piangere, come un bambino arrabbiato con se stesso, come quando un altro bambino gli porta via il giocattolo con cui sta giocando e non trova la forza per reagire.
“Amo te”, lo rassicurò Marina, abbracciandolo e tentando con le mani di asciugargli le lacrime.
Luca la guardò negli occhi e la vide come la prima volta, la vide bella, e la voleva tutta per sé, e nell’istante stesso la allontanava, come se non bastasse quell’amore, come se ci fosse qualcos’altro che doveva pretendere, e divenne improvvisamente cattivo.
“Però volevi lui, non ti basto io, eh?”, la strattonò lontano, ricacciandola verso Giorgio, che rimaneva immobile al centro della stanza.
Marina tornò verso di lui, “Non capisci? Lui mi vuole”, e lo disse indicando Giorgio, “lui vuole far l’amore con me senza vincoli, per il piacere, per il desiderio di esplorare nuove emozioni, quelle immaginarie, di discussioni, di opinioni, contatti quotidiani che si concretizzano improvvisamente ora”, andò per abbracciare Luca, “ma lui non vuole impadronirsi della mia vita”
“Sono io che ti amo, e ti desidero”, gli disse Luca e cominciò ad accarezzarla, “ti voglio, voglio solo te”, e iniziò a spogliarla, prima dolcemente e poi con veemenza, tanto che Marina si ritrovò completamente nuda, e allora lei fece altrettanto con Luca. I due rimasero nudi in mezzo alla stanza e cominciarono l’amplesso, accarezzandosi dolcemente e sdraiandosi sul pavimento. Giorgio cercò di allontanarsi. La situazione era così assurda che gli mancavano i punti di riferimento per comportarsi in maniera adeguata. Non aveva mai visto da vicino i corpi di due amanti, e ora avrebbe voluto aiutarli e partecipare a quell’atto creativo. Il corpo di Luca era adagiato sul corpo di Marina e la accarezzava dolcemente, muovendosi in maniera ritmata e baciandola sulla bocca, e poi iniziò a ripetere “Sei mia, sei solo mia”
Giorgio ne fu inorridito.
Devo andare, pensò. E senza fare rumore si diresse verso la porta, si girò per dare un ultimo sguardo alla coppia, i cui ansimanti respiri riempivano di rumore assordante l’intero spazio.
Uscì e richiuse dietro di sé la porta. E cominciò a scendere precipitosamente le scale: voleva allontanarsi al più presto.
L’odore della sera era intenso. L’umidità penetrava nelle ossa, e si mise le mani dentro le tasche per trovare un po’ di tepore. Le lacrime gli scendevano sul viso, e le persone che gli passavano accanto si soffermavano ad osservare quell’uomo dall’aria insolitamente mesta. Non sapeva dove andare, qualsiasi strada gli andava bene pur di andare via.
E Milano in quel momento appariva sempre più lontana.
(CONTINUA)
*la foto è tratta dal web e non ha alcuna attinenza con la poesia.
La poesia ha attinenza? cioè è parte del racconto?
Comunque non ha importanza, a me piace tanto tanto tanto.
Per quanto riguarda il racconto è come avevo immaginato, più passa tempo più rende, prende forza propria e fa dimenticare i primi approcci. Scevro dei soliti rituali virtual scambisti disattende aspettative, rimuove pregiudizi…
Debbo fermarmi qui non conoscendo altro…
Ciao
la poesia nasce sganciata del racconto, però ne è involontariamente sedotta. Potrebbe valere il contrario.
E cmq volevo esprimere l’impossibilità, in generale.
Sono contenta che ti sia piaciuta, o per lo meno condivisa da te che hai una sensibilità particolare.
Il luogo non era Milano, la donna non era lei ma certamente lui non doveva essere li. Ce ne accorgiamo sempre troppo tardi di essere fuori posto, quando ce ne accorgiamo. La sua alternativa era sedersi accendersi una sigaretta e godersi lo spettacolo. Ma non si deve essere vigliacchi per farlo.
sai cosa, forse è una mia incapacità espressiva: lui voleva partecipare, però le parole dell’uomo l’hanno spaventato, quando Luca ha detto: “sei mia, sei SOLO mia”.
Lei non si sottrae, si lascia prendere inerme, e davanti anche all’altro. Per questo Giorgio si sente davvero fuori luogo e preferisce fuggire.
Mi hai fatto ridere. Ho visto la scena della ciabatta. Reputo tua madre un mito.
Ma che uomo è quello che si spaventa? Lo fate davanti a me, senza pudore, allora io vi guardo senza pudore. Giorgio vuole perdere, è quello il suo unico modo per godere.
Io non so se sarei fuggito…la loro non è solo una sfida, è un invito, altrimenti si sarebbero astenuti, e di certo saranno delusi. Come vedi fa domandarsi cosa si farebbe e non si farebbe, quindi è un pezzo buono questo tu, che promette.
wow
alla faccia dei colpi di scena
diventa sempre più interessante
:-)))))
L’affare si complica!
P.S. Più la leggo e più mi inquieta, sì sei proprio una poetessa nata, ce l’hai nel sangue la parola e c’è anche tutto il resto.
II P.S. Mi fai tornare in mente certe immagini di poeti messi in musica dai compositori romantici ma a ben rileggere mi fai venire in mente certe figure musicali di Gustav MAHLER.
III P.S. La patafisica??? Ah, tipo la patta fisica!!!
Sì Sergio, hai ragione, lui proprio voleva partecipare, gli è mancato il coraggio o forse è mancato a me :))) scriverlo.
Credo che Marina lo seguirà.
Sai cosa? Ho visto una macchina che sta arrivando…, si avvicina a lui, abbassa il finestrino e gli dice: “dai, sali”
“…avrebbe voluto aiutarli e partecipare a quell’atto creativo…”
Io organizzerei un apposito workshop!!!
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… senti, dì a Marina che si dia una mossa!!!
mi sono perso a guardare i contatti col mondo qui a fianco. mizzega anche dalla cina 2 contatti. 2 da israele. Angola. Malaysia. fortissimo.
buona giornata
Mauro
allora?
su su forza
la curiosità va appagata
🙂
mandi
anch’io passo ma dove sta la continuazioneeeeeeeeeeee
🙂
buona giornata Giulia
(non sempre sono così dolce…)
…si, positività, ad intuito.
Non mi riferivo ovviamente al post, che non ho letto, anche perchè avevo notato che era il continuo di un racconto precedente e non avendo tempo necessario…
Positività anche perchè tra i tuoi frequentatori c’è Liminare e Notimetolose, sono persone che stimo già da tempo, indirettamente hanno garantito il mio intuito.
A presto.
dust
Sono prontissima! Poi riporterò le mie impressioni. Au revoir ;-))