CHI DICE DONNA

SIRENE

 

SIRENE

 

Desiderio

la mia vita,

quando piccola donna

ergevo il mio sguardo

tra le stelle

e sugli scogli

le onde si infrangevano,

fragili lacrime

di spiriti marini.

E mi tuffavo per cercare sogni

e risalivo

per giocare con me stessa

e il mare.

Ora tra le stelle

ho visto te

e tra le onde

getterò il mio spirito,

di piccola donna,

per rincorrere

quel che ancora

mi appare nulla.

 

 

L’uomo camminava lentamente sulla sabbia. Lo muoveva il vento e come un albero si piegava di lato, ma sembrava forte e procedeva anche se strascicando un po’ le gambe incerte. Il mare d’inverno si traduceva in una bellezza pericolosa di forza e di schiuma che si apriva rumorosa nell’arrivo alla risacca. Si voltò verso il mare e lo vide immenso; una lacrima gli cadde sul viso: per quanto tempo ancora avrebbe goduto di quest’aria fredda e potente, di tutta questa maestosità in cui era nulla e più nulla del nulla? Natura contro natura, voglia di vivere ancora nonostante la carne fiacca e molle. Lui era vivo! Voglio questa vita con tutto me stesso! Non occorreva gridarlo, sapeva che c’era qualcuno in ascolto, che l’avrebbe udito anche attraverso le piccole particelle del suo corpo. Procedeva via via sempre più sicuro, finché arrivò alla diga, costituita da piccoli massi di pietra bianca, a fianco gli uni degli altri a formare scalini insicuri, resi scivolosi dall’acqua e dall’umidità invernale. Si appoggiò ad essi e pian piano salì, fino ad arrivare sulla passeggiata della diga. In lontananza riusciva a scorgere ancora il vecchio faro. Anche quest’anno non voleva mancare al consueto appuntamento con la sua sirena.

Rideva tra sé e sé, ancora dopo quarant’anni… Certo, quando diceva di andare in visita alla sirena del faro, gli amici e i parenti non ci facevano caso. Ormai sapevano di quell’appuntamento fisso, forse, quel che non sapevano è che in punta al faro non ci andava per ascoltare una sirena, ma per ascoltare la sua sirena. Una sirena vera, in squame ed ossa, con capelli lunghi e biondi, il seno bianco d’argento, sfacciato al cospetto dell’uomo. La sua sirena aveva capelli vivi, che profumavano di mare. Gli si attorcigliavano intorno come tanti tentacoli e lo attiravano a lei. Erano arrivati un giorno al punto di baciarsi e poi un giorno sullo scoglio l’aveva amata con tutta la sua passione di uomo. La sua sirena aveva una voce dolcissima, che lo carezzava e gli dava forza e consigli, come se conoscesse le sue angosce e paure. Lei sapeva districarle con le mani affusolate e i pensieri, tutto gli diventava chiaro nella mente. La fortuna nella vita era anche merito suo.

“Nonno, sei sicuro che viene la tua sirena?”

“Sì, Angeluccio, la vedrai sullo scoglio, bella, con i capelli lunghissimi e biondi”, si rivolse il vecchio al ragazzetto tronfio e saltellante sulle sue gambe agili e snelle. Si era dimenticato del nipote che lo seguiva, tanta era la voglia di rivederla, la sua bellissima chimera.

Aveva deciso di portarlo con sé, il nipote. Non poteva andarsene da questa vita senza sapere che qualcuno continuasse a custodire il segreto e a perpetuarlo nell’eternità. Angelo era un tipo sveglio, avrebbe capito e poi i suoi racconti, di viaggi sulle onde schiumose del mare, di visite sognanti negli abissi, di corpi marini fluorescenti e code e amore a profusione e sogni, sogni da annegarci dentro come in calici di vino spumeggiante l’avevano accompagnato durante tutta la sua infanzia.

Angelo seguiva trepidante il nonno. Sapeva che quel giorno non avrebbe visto nulla, ma avrebbe fatto contento il nonno, avrebbe gridato “L’ho vista, la sirena, l’ho vista!” anche se non ci fosse stato nulla, magari solo un gabbiano posato sul pelo dell’acqua. Ma il nonno era una persona eccezionale, e avrebbe reso eccezionale per lui quel giorno. Il faro era lontano, entrambi camminavano vicini per proteggersi ed avanzare. Poi arrivarono e lì il mare era tutto davanti a loro, potente e generoso. Angelo guardò il nonno. I suoi occhi acquosi da inquieti si erano trasformati in grandi occhi pieni di gioia. Guardò il mare ma non vedeva nulla. Riguardò il nonno.

“Angelo, …”

Angelo strabuzzò gli occhi, non gli pareva vero, ma quello che gli era davanti non era un miraggio. La schiuma cingeva il suo corpo e i capelli biondi risplendevano ai raggi del sole del mattino, la sirena sembrava emergere dal mare come se una forza sottostante la portasse in superficie. Se esiste la bellezza, questa è la bellezza, pensò Angelo, conoscendo per la prima volta quella creatura e visitando il contorno del viso, il profilo audace del corpo, la lunghezza delle gambe tutte ricoperte da piccole squame argentee.

Guardò il nonno e non ebbero bisogno di parole, lo abbracciò anche se il nonno era perso nella sua visione. Poi accadde qualcosa di strano.

Era una comunicazione a distanza, la loro. Li sentiva parlare, il nonno e la sirena, ma non emettevano suoni. Era come un dialogo fatto sottovoce e lui vi partecipava, ascoltando. Si raccontavano dell’anno trascorso, degli episodi importanti accaduti, dei desideri assopiti, delle mancanze ed era come lo scorrere di un filo, che lento si dipanava per poi riavvolgersi risolto. Arrivò il tramonto, i raggi del sole lasciavano spazio ai primi sonnolenti vuoti notturni e il silenzio acquietò gli animi. E come era arrivata, nello spazio di un batter di palpebre, così la sirena sparì, lasciando in Angelo la felicità.

E non servirono parole nemmeno quando, nonno e nipote, nella quiete notturna del mare, tornarono a casa.

Negli abissi marini intanto la dolce sirena intesseva i fili delle voluttuose alghe.

“Nonna, l’ho visto”

“Lo so, ho parlato con lui, mentre tu guardavi il giovane ragazzo”

“Nonna, perché non sei salita tu anche questa volta?”

“Volevo che mi ricordasse come la prima volta che ci siamo visti, … avevo la tua stessa bellezza”

“Ma, nonna, sei sempre bellissima … non c’è pari tra gli umani”

“Lo so, ma la bellezza di un sogno sta nella sua immutabilità…”, e mentre lo diceva la sirena pettinava i suoi bellissimi capelli argentei…

 

 

P.S. l’immagine è tratta dal web e non ha alcuna attinenza con il racconto.

SIRENEultima modifica: 2010-01-27T15:32:00+01:00da
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