CHI DICE DONNA

PICCOLE SODDISFAZIONI

Stanotte potrei scrivere di piccole soddisfazioni: nella vita trovi sempre qualcosa di bello che ti arriva così, quando meno te l’aspetti.

Se poi questa sorpresa ti arriva da una delle città che ami, allora valgono doppio… direi un buon 51,13%

Continuo anche il mio VIAGGIO IN INGHILTERRA. In effetti Alessia torna a casa e poi… uno sbalzo temporale…

Inserisco il racconto intero sempre fino al punto d’arrivo.

 

 

 

I LOVE VENEZIA!!

 

 

 

 

 

 

Continua il mio Viaggio in Inghilterra:

 

UN VIAGGIO IN INGHILTERRA

 

CONTINUA DAL POST PRECEDENTE

Alessia lo guardò e lo vide per la prima volta, così con gli occhi sorridenti e i capelli ricci che gli arrivavano sulle spalle. Capelli neri, pensò, il solito gesto che scompiglia l’impossibile

“Ciao, a domani”, gli sorrise ed entrò per la prima volta felice in camera, dove le altre ragazze già dormivano profondamente.

Quando entrò Sara aprì gli occhi per accertarsi del suo arrivo.

“Dove sei stata?”, le chiese.

“In infermeria, mi faceva male il braccio dopo le cordate di oggi pomeriggio”

“Ti fa male anche adesso?”

“No, un medico mi ha fasciato il braccio”

“Ah, vabbé, se ti fa male chiamami, buonanotte allora…”, e si riaddormentò.

Alessia ripensava alla serata, finalmente aveva trovato qualcuno che la capiva.

La mattina apparve subito diversa, si svegliò piena di felicità.

Le ragazze andarono al capannone per la colazione e lì c’era già Neal che le aspettava.

“Venite a sedervi qua”, le chiamò.

“Stamattina vi accompagno in canoa!”, disse loro con entusiasmo, “Andiamo con un gruppo di ragazzi francesi”

Le sue amiche erano tutte contente. I francesi erano simpaticissimi e una gita sul fiume era un’esperienza da non perdere. Lì tutto era gratuito, non si spiegavano la bellezza di poter fare sport senza pagare, come invece succedeva in Italia,

Dopo la colazione andarono a cambiarsi e a infilarsi il costume. Era facile scivolare con la canoa sul fiume, anche se non mancò qualche simpatico rovesciamento, perché tutti comunque indossavano il salvagente di sicurezza. Arrivarono alla meta dopo una mezzoretta di percorso, scesero dalla canoa e andarono sul prato ad asciugarsi.

I francesi si aggregarono agli italiani. Mentre se ne stavano sdraiate sotto il sole, un gruppetto di ragazzi le assalì, butandosi in maniera travolgente sopra di loro. Non c’era nessuna intenzione violenta, solo un tentativo di approccio amichevole.

Tutte si misero a ridere, fingendo di essere scandalizzate per le brutte maniere, ma contente per questo tentativo di contatto.

Solo Alessia se ne stava ferma, impassibile. Uno di loro cercò di farle il solletico e invece di ridere, cominciò ad irrigidirsi. Sentiva di nuovo che stava crescendo in lei una rabbia improvvisa e non sapeva domarla.

Neal la osservava da lontano e vide la sua reazione. Cercò di raggiungerla prima che succedesse quello che aveva sperimentato con il suo timido approccio ed evitare una situazione imbarazzante.

“Vieni”, le disse, quando arrivò al gruppetto. Le diede la mano, che Alessia accettò e si allontanarono da tutti, che la guardarono andar via, sollevati dalla paura di essere stati fraintesi.

“Ti stava capitando ancora…”

“Non è vero…”

“Ho visto la tua reazione, hai preso paura nonostante quel ragazzo volesse solo scherzare”

“Non mi piace scherzare, tutto qua, lo hai capito anche tu”

Rimasero in silenzio per tutto il tempo. Alessia stava bene, non si rendeva conto della bellezza dei luoghi intorno, si sentiva sicura con lui a fianco. Poi si sedettero vicino all’ombra di un albero.

“Cos’è successo?”, Neil ruppe il silenzio.

“A cosa ti riferisci?”

“Non lo so, sei tu che dovresti parlare, non credi?”

“Parlare non risolve nulla. Cosa dovrei dirti, che sono arrabbiata con me stessa? Per colpa mia sto vivendo questa situazione e devo uscirne da sola, come ci sono entrata…”

Ripensava ai sorrisi sottintesi lanciati a Roberto quando si erano conosciuti, le frasi maliziose, il suo gioco seduttivo. Era stata lei a fargli credere quello che non era vero. Voleva essere grande, dimostrarsi grande per provare ad essere qualcosa di diverso da quello che era. Non si sarebbe comportato così se non gli avesse fatto capire che ci stava. Poi c’era un’altra parte di lei che le sussurrava di essere stata vittima di una violenza, che doveva prendere atto di essere stata violentata. Che avrebbe dovuto denunciare subito e confidarsi con i suoi. Ripensava alla parola vittima e cominciava a commiserarsi, allora si odiava e odiava tutto ciò che le stava intorno. Lei non voleva essere una vittima, non era una di quelle stupide che si cacciano nei guai.

Si ricordava attimo per attimo. Le mani di lui che la spingevano a terra, faceva resistenza con tutto il corpo, ma era notevolmente più forte, una spinta a terra più violenta la lasciò senza fiato: la testa le girava, non pensava sarebbe arrivato fino a quel punto ed invece …, si era messa ad urlare di dolore.

Poi, soddisfatto, le si era stravaccato addosso ed era rimasta immobile per paura che potesse tutto ricominciare. Come se non avesse urlato, come se lo avesse voluto: si erano rivestiti in silenzio, lui tutto premuroso, mentre Alessia aveva voglia solo di cancellare qualsiasi impronta, e l’aveva riaccompagnata a casa senza dire null’altro. A casa le arrivavano continui sms con frasi d’amore, le telefonava in continuazione; avrebbe voluto cancellarlo per sempre dalla sua vita. Non lo voleva più rivedere. La seguiva, si appostava sotto casa. Quel viaggio in Inghilterra si era rivelato da una parte anche un modo per sfuggirgli, ma prima o poi sarebbe arrivato il momento del confronto.

A quel momento ora non voleva pensare.

Neal l’abbracciò, senza dire nulla e non fece domande per paura di sbagliare.

Alessia non aveva voglia di confidarsi, desiderava sistemare le cose prima con se stessa.

Si riunirono al gruppo e ripresero le canoe per tornare agli alloggi.

Neal entrò nella sua camera, nei sogni letterari sapeva distinguere le verità, nella realtà percepiva solo le finzioni. Guardò i suoi libri e decise che era arrivato il momento di fregarsene di tutto e di tutti, anche di Alessia. Chissà che razza di problemi aveva quella ragazzina! Magari una storia d’amore con qualche stupido ragazzo.

Doveva pensare alla tesi e alla carriera.

I giorni successivi passarono velocemente. Fu tutto un susseguirsi di visite alle città, alle abbazie, ai monumenti, Alessia e le altre ragazze si divertivano, non sapendo in quel momento, mentre lo vivevano, che un altro capitolo si stava chiudendo nella loro vita.

Era l’estate del 2005.

 

***

 

“Alessia!”, Neal guardò la bionda ragazza slanciata che le era passata accanto.

Il suo sorriso…, felice.

“Alessia!”, la richiamò più forte, mentre la ragazza non lo aveva riconosciuto e proseguiva parlando con le altre ragazze del gruppo.

Alessia si voltò e lo guardò con attenzione. Gli occhi, stupendi occhi da amare, – pensò Neal – si aprirono con stupore.

“Neal?”, rispose quasi non credendo all’immagine davanti. “Sei proprio tu?”

(CONTINUA)

 

 

*LA FOTO È TRATTA DAL WEB  E NON HA ALCUNA ATTINENZA CON IL RACCONTO.

 

PICCOLE SODDISFAZIONIultima modifica: 2010-04-01T07:30:00+02:00da
Reposta per primo quest’articolo