CHI DICE DONNA

MISSING

Scrivere di che? Ci vogliono tutti col bavagliolo e con la bava alla bocca…

 

Continuo il mio racconto:

 

UN VIAGGIO IN INGHILTERRA

 

qui il racconto fino a questo punto

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Ritornò in ufficio, aveva dentro un malessere indecifrabile e quando arrivò Cristina si sentì improvvisamente sollevato da ogni pensiero cattivo, amato. L’abbracciò forte. Cristina lo ricambiò, era felice di vederlo come sempre. Il giorno prima le era sembrato così indifferente nei suoi confronti che per un attimo aveva pensato che stesse frequentando qualche altra donna, … se non fosse stata sicura del suo estraniamento da tutto ciò che era reale e al di fuori del mondo letterario.

***

Alessia arrivò da Carlo decisa che quella sarebbe stata l’ultima settimana di lavoro.

“E’ successo qualcosa che ti ha turbato, come mai questa decisione proprio adesso?” le chiese Carlo, preoccupato che nel suo locale tutto si svolgesse in maniera tranquilla. Gli piaceva quella ragazza, di una purezza quasi infantile eppure così determinata, incorruttibile; era una garanzia, mai mancata per malattia, nonostante la vita frenetica tra studio e doppio lavoro.

“Niente di tutto questo…”, sorrise.

“Allora c’è qualcosa che non va in famiglia, col tuo ragazzo?”

“No, devo soltanto studiare, prepararmi per la tesi. I miei mi daranno una mano almeno in questo periodo”

Non aveva mai visto un suo familiare, tranne quel figlio di papà che la veniva a prendere quasi ogni sera.

“Mi dispiace, lo sai quanto tengo a te…, però sono contento che prenda la laurea. Sei una persona intelligente e meriti più di questo lavoro.”

Alessia guardò con stima quell’omone pelato: in fondo quel lavoro le piaceva, con le ragazze del locale si calava in un mondo vero, meno falso di quello universitario, un mondo in cui tutto si spezzava a confronto di quello luminoso delle luci psichedeliche.

Certe volte avrebbe voluto trascinare con sé qualche professore e fargli vedere il mondo reale, quello di gente che lavora e che svende il proprio corpo senza morale, senza pensare alle conseguenze, a sniffare roba per sentire la trascendenza della vita e godersi tutto, tutto. L’educazione, bella parola tra quelle mura!

Carlo la guardò con timidezza.

“Mi vergogno, proprio adesso non dovrei…, te lo chiedo perché sono nel casino più totale. Questa sera Patty sta male, ha la febbre alta e non può uscire di casa. Mi dovresti fare un piacere…, devi andare con Deborah a casa di un tipo che sta preparando l’addio al celibato per il suo amico. Non preoccuparti…, è una cosa sicura, mando anche Jack con voi, che vi accompagna con la macchina”, le chiese Carlo, quasi supplicandola.

Alessia si sentì in trappola, non poteva rifiutarsi…, in fondo lo doveva a Carlo, si sentiva quasi in obbligo nei suoi confronti: era sempre stato disponibile e non le aveva chiesto niente, anche quando certi clienti le avevano fatto le avances e li aveva scaricati in malo modo nonostante perdesse della clientela preziosa.

Sapeva che alcune delle ragazze andavano anche a spettacoli all’interno di abitazioni, ma non ci aveva mai pensato. Quando glielo avevano proposto, aveva sempre rifiutato, adducendo la scusa dello studio ma in cuor suo ammetteva anche il timore di qualcosa di incontrollato. Però Carlo ora la mandava insieme a Jack. Jack era un omaccione di cento chili di muscoli e poche persone si sarebbero azzardate a contrariarlo. D’altra parte come buttafuori anche la presenza fisica era un deterrente essenziale e aveva potuto osservare la sua prontezza e forza in più di qualche occasione quando qualche cliente si era esaltato per la droga e l’alcool.

“Va bene”, rispose titubante.

“Non preoccuparti”, le disse, vedendo la sua incertezza, “E’ solo una festa tra amici, devi solo ballare un po’ e neanche in maniera provocante, quello domani mattina si deve sposare!”

Carlo sorrideva, sollevato dal problema.

Deborah arrivò di lì a poco. Era una biondona prorompente, tanto da non lasciar dubbio sulla sua professione: una ragazza con quel corpo sinuoso poteva essere solo una ballerina, e certamente non una ballerina classica.

Salirono in macchina insieme a Jack e dopo mezzora furono in mezzo alla campagna patavina, finché raggiunsero una bella villa, circondata da un piccolo parco.

Jack si fermò con la macchina davanti al portone. “Vi aspetto in macchina. Deborah, se succede qualcosa mi chiami ed arrivo subito, sai come fare…”

Deborah lo guardò mentre si ripassava il rossetto tra le labbra. “Sì, tra un’ora e mezza esatte siamo di ritorno.”

“Non preoccuparti”, si rivolse ad Alessia che la guardava un po’ sgomenta per quelle precauzioni inaspettate, “Jack controlla i movimenti dentro e fuori la casa, ma non è mai successo niente. Facciamo il nostro spettacolino e poi usciamo, senza dar retta a nessuno. Non accettare droga e alcool e tutto andrà bene…, andiamo”, e scese dalla macchina con il piglio di una pin up.

Vennero accolte da un ragazzone alto e muscoloso. “Finalmente!, siete arrivate. Vi accompagno nella stanza dove vi potete cambiare. Il festeggiato arriva alle nove e mezza. Se cominciamo per le dieci vi va bene?”

“Sì, certo. Lo spettacolo dura un’oretta; noi non accettiamo soldi, alcool e droga e tantomeno allungamenti di mani! Siamo qui solo per divertirvi un po’…, d’accordo? Per i soldi ti arrangi con Carlo, naturalmente”

“Sissì…, non preoccupatevi, siamo tutti bravi ragazzi”

“Mah…, ho un brutto sentore quando si parla di ‘bravi ragazzi’, rispose Deborah sarcasticamente.

Entrarono in una camera da letto arredata con gusto semplice ed elegante, all’interno c’era anche uno spogliatoio ed uno splendido bagno con una jacuzzi circondata da mensole piene di creme per il corpo, da bagno schiuma e profumi preziosi che denotavano una presenza femminile.

Deborah guardò l’orologio: erano le nove e mezza e avevano a disposizione mezzora per prepararsi.

Aprì il borsone e tirò fuori gli attrezzi da lavoro: una borsetta piena di cosmetici e due completini in latex.

“Stasera andiamo in brum brum…”, ammiccò ad Alessia e le gettò un completino che non lasciava ombra di dubbi. Una tutina in shorts da racing rossa con la zip che si apriva fino all’inguine.

Poi le diede un paio di stivali, anch’essi di vernice lucida nera, stringati fino alla coscia.

“Li faremo morire prima del matrimonio…”, sorrise Deborah, spogliandosi senza dare il tempo ad Alessia di controbattere.

Il completino si adattava perfettamente al corpo. Sotto indossò un intimo nero in lurex, infilò gli stivali, le erano leggermente grandi nel piede ma la vernice e le stringhe li ancoravano alle cosce, cosicché sarebbe stato difficile perderli o inciampare; ormai aveva imparato a camminare e ad ondeggiare sulle scarpe più disparate, da quelle con le zeppe a quelli col tacco anche di dodici centimetri.

Poi Deborah la truccò. “Hai la faccia perfetta per il trucco: potrei farti di tutto, potresti trasformarti in qualsiasi cosa, dalla ragazza acqua e sapone alla prostituta d’alto bordo… Faresti successo, te lo dico io che me ne intendo!”

 

 

 

 

MISSINGultima modifica: 2010-05-27T15:58:00+02:00da
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