CHI DICE DONNA

PAROLA DETTA versus PAROLA SCRITTA

Scommetto che martedì 14 Fini ha vissuto come tradimento il voto contrario della Polidori e della Siliquini alla mozione di sfiducia al governo di Berlusconi.

E così Di Pietro nei confronti di Razzi e Scilipoti, che hanno votato a favore della maggioranza.

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”, dice la nostra Costituzione.

Ossia ogni parlamentare è libero nell’esercizio delle sue funzioni e rappresenta la Nazione, quindi dovrebbe decidere per il bene di essa.

Eppure, esiste una parola.

Mi ha dato la sua parola“: quante volte abbiamo usato e creduto a questa espressione?

E allora vale di più la parola detta o la parola scritta?

Vale di più un TI AMO scritto, o un TI AMO detto?

 

Anche a casa di Arturo si cercherà di trovare una risposta.

 

 

IL COLLEZIONISTA DI FINALI

 

 

(per leggere il racconto dall’inizio clicca qui)

 

Ci sedemmo al grande tavolo rotondo nel centro del salone. La mamma di Arturo era scomparsa in cucina per rientrare poco dopo con una grande zuppiera.

– Fregua cun anguidda! – urlò la piccola donna raggiungendoci con un sorriso radioso.

Ora, io non conosco i sardi, non conosco il sardo, ma vi giuro che quando vidi quell’anguilla disposta sgusciante sul piatto decisi che mai avrei visitato quel luogo ameno capace di simili brutture culinarie. In quel momento persino la pizza fredda della mattina mi sembrava apprezzabile. Bevvi un po’ di quel Vermentino di Gallura che redense per un attimo il popolo sardo.

Arturo capì il mio stato d’animo perché sdrammatizzò la situazione e si mise a sorridere: – Devi sapere, caro Umberto, che mia mamma ha la passione della cucina ma le sue ricette, purtroppo per noi, spesso non sono all’altezza di quelle originali. Scommetto che non hai seguito perfettamente la ricetta, vero mamma? – si rivolse alla povera donna che se ne stava con il mestolo in mano, pronta a somministrare l’impasto a noi poveri commensali.

Sua madre lo guardò sconsolata. La signora Lia era una donnina bassa e cicciotella, dai capelli biondo grano e gli occhi azzurri, la carnagione era rossastra, probabilmente per un problema di capillari, che le provocavano chiazze rossastre sul viso alla minima emozione.

– Be’, in effetti, ho lasciato l’anguilla intera… C’era scritto che andava cucinata a pezzetti, ma l’idea di tagliare tutta quella roba lunga nera, oddio! Comunque mangiate il resto, almeno la fregola sarà buona… E tu Arturo, come tuo padre, sempre a criticare, scommetto invece che ai nostri ospiti piace. Marta mi ha già detto che mangerà solo il secondo, per problemi di allergia al pesce, ma il suo amico…, ha detto che mangia come un toro! – e diresse lo sguardo verso di me, che naturalmente non potei sottrarmi a quell’amara verità. La dolcissima donna mi diede in mano anche un grosso coltello e mi pregò di tagliare l’anguilla in modo da suddividerla in porzioni piccole nei piatti. Mi alzai in piedi per eseguire il compito.

– Sono uno scrittore erotico – esclamai con il coltello in mano e mi sedetti nuovamente composto, con aria grave.

La signora guardò Marta, interrogativa, e Arturo strabuzzò gli occhi, mentre Marta mi lanciò un’occhiataccia di intimidazione a sparare altre cavolate.

– Cioè… sono uno scrittore di di racconti erotici – precisai – Scrivo a pagamento. Mi chiedono di scrivere lettere d’amore e io le scrivo con tutte le mie abilità letterarie. Anche l’amore è un affare serio, sapete?- continuai imperterrito.

– È bellissimo, ma lei è un’artista allora! – esclamò la povera donna che cercava un appoggio in Arturo.

Arturo, mosso da compassione, prese il mestolo e versò un po’ di fregola nel piatto di ciascuno e lasciò l’anguilla nella zuppiera. – Mamma, l’anguilla, forse è il caso di cucinarla di più la prossima volta, la lascio qui… Umberto, raccontaci di quello che scrivi, è interessante, davvero.

Marta mi cacciò un calcio sugli stinchi, ma io ero felice perché la mia intelligenza aveva sventato l’azione ripugnante dell’affettamento di quel povero serpentello marino.

– Certe volte si rivolgono a me disperati, perché non trovano le parole giuste per farsi perdonare, per dichiararsi. Potrei raccontarvi tante storie strane, ma forse quella più pazza è di un cinquantenne che si auto spediva lettere erotiche, scritte da me… naturalmente, e le nascondeva, sperando che la moglie le trovasse e credesse ad un tradimento. Per risvegliarle l’amore, pensava il poveretto! – spiegai ai commensali, un po’ stupiti della mia divagazione. Mangiai un po’ di quella fregola, che assomigliava al cous cous, impregnata ormai dal profumo di anguilla.

– Buona! – esclamai, portandomi con voluttà una cucchiaiata alla bocca di quella pasta libera ormai da intrusi striscianti.

– Continui la storia, quell’uomo poi si è dichiarato soddisfatto del suo lavoro?- mi pregò di continuare la mamma di Arturo.

– Certamente! La tecnica che utilizzo è quella dell’empatia: immedesimarsi nella persona. Per far questo devo parlare, devo sapere cosa quella persona vuole ottenere e come vuole ottenerla. Le parole diventano così un mezzo, uno strumento nelle mie mani. E devo conoscere chi le riceverà; molto spesso mi innamoro delle persone a cui sono indirizzate le mie lettere. Nella scrittura posso fingere, posso nascondermi, diventare sprezzante, innamorato, accalorato, fragile, incredibilmente premuroso, intenso, intelligente. Posso mistificare, senza per questo sentirmi falso. Sono un bugiardo e penso che lo siano tutti gli scrittori. La letteratura è la più alta forma di corruzione e io ne sono il seguace; d’altra parte è nella parola che non si può fingere… Il “Verbo” è la parola, dove può esserci solo Verità: chiamami… è l’urlo disperato del fedele. La spada ferisce il corpo, la parola lo spirito, e di sicuro la locuzione non si riferisce alla scrittura ma alla lingua. Le nostre parole scritte possono essere interpretate in mille modi diversi e ognuno ci leggerà qualcosa di personale, riferito alla propria esistenza, e spesso, anzi sempre, leggerà quello che desidera leggerci. La parola vive nel momento in cui viene esplicitata e sarà eterna, impressa a chiare lettere in colui che l’ha ascoltata e in chi l’ha profferita sarà eco perenne – terminai così di parlare.

I miei amici rimasero sorpresi. La mamma di Arturo si sollevò dall’imbarazzo del mio discorso, sparecchiando la tavola e togliendo finalmente dalla nostra vista la desolata anguilla, non prima però di uscire esclamando: – Lei è un’artista! Marta, sei fortunata!

Sorrisi a Marta, come a proclamare vittoria. È logico che anch’io me la so cavare in ogni situazione anche se talvolta non ne vengo fuori nel migliore dei modi, ma in quel momento mi sembrava di cavarmela egregiamente.

Arturo mi sorrise.

– Hai ragione, Umberto. Allora per te la poesia, la narrativa sono prodotti ingannevoli della fantasia, servono solo a facilitare uno straniamento dell’individuo senza apportare modifiche importanti al comportamento delle persone?

Marta mi guardò: – Arturo ama scrivere e si è iscritto a lettere proprio per questo. Adesso vuoi dirgli che dovrà imparare ad ingannare per diventare un grande scrittore?

– Voglio dire assolutamente il contrario di quello che avete capito. Per indurre al cambiamento occorre essere un grande scrittore, ma quanto più bravo sarà lo scrittore, tanto più ingannerà involontariamente il lettore e l’inganno si svolgerà sotto i suoi occhi in maniera inconsapevole. Le loro opere hanno vita perenne. I cattivi scribacchini come me, invece, sanno di fingere e utilizzano le loro abilità per ingannare consapevolmente, ma le loro opere si esauriscono nell’arco di un tempo breve. Il tempo in cui, ad esempio, dopo aver letto una mia lettera d’amore si rivolgono al mittente per scoprirne il miserevole inganno. Basterà una parola, per far crollare il mio banale lavoro, per quanto perfetto nella sua formulazione.

Arturo stava per controbattere, quando nella sala entrò sua madre.

– Proceddu arrustiu a sa braxa!

Ci guardammo tutti e tre impauriti, perché dopo l’anguilla non ci aspettavamo un altro mostro!

 

(CONTINUA)

 

 

P.S. le foto sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto.

 

 

PAROLA DETTA versus PAROLA SCRITTAultima modifica: 2010-12-16T09:00:00+01:00da
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