CHI DICE DONNA

ORA!

Se non ora quando?

 

ORA!

 

Ora deve dimettersi,

ora deve cambiare,

la piazza si deve muovere

subito,

ora, finalizzata!

 

 

 

IL COLLEZIONISTA DI FINALI

 

RIASSUNTO DELLA TRAMA (puntate/post precedenti):

I° parte: La storia si svolge a Padova. Arturo conosce in modo inaspettato Anna, mentre è a casa di Filippo, nel mezzo di una festa. Scopre i due che si stanno baciando nella biblioteca della grande casa del professore Brunelli, padre di Filippo.

Filippo si arrabbia con lui e lo caccia da casa; è sgarbato anche con Anna che se ne va insieme ad Arturo, che con la macchina l’accompagna a casa a Legnaro.

Arturo è uno studente universitario di lettere.

Anna è in terza liceo classico, e si sta preparando per l’esame di maturità.

II° parte: la storia viene narrata in prima persona da Umberto, uno squattrinato scrittore di venticinque anni, che s’arrabatta finanziariamente scrivendo lettere d’amore a pagamento e piccole recensioni di libri sui giornali. Umberto viene invitato da Marta, la sua ragazza, a casa di Arturo, suo cugino.

Umberto accetta e insieme vanno a casa di Arturo, a Piove di Sacco, una cittadina in provincia di Padova. Lì, la zia di Marta e mamma di Arturo, ha preparato un pranzo stravagante a base di ricette sarde. Durante il pranzo nasce una discussione tra Umberto e Arturo sulla letteratura, sulla scrittura in generale. I due si contrastano, con idee diverse, finché Arturo sfida Umberto. Con le sue lettere Umberto deve far innamorare una ragazza di Arturo. Umberto accetta.

 

IL COLLEZIONISTA DI FINALI

(per leggere interamente il racconto, seguire i post dall’inizio)

 

La guardava muoversi agile, tra i tavoli del bar. Riusciva a scorgerla nel gesto inconsapevole di sistemarsi i capelli, appena mossi dalle onde leggere dei riccioli naturali. Ogni tanto sorrideva, lanciandogli sguardi furtivi. Lui si chiedeva: come fai ad essere così bella?

Da lontano gli fece il cenno quotidiano, ti porto il solito?

Dopo qualche minuto gli arrivò davanti e ora poteva goderla interamente nella sua fragilità e bellezza.

– Ciao, com’è andata stamattina?

Gli porse l’abituale tazza di cappuccino e si sedette sulla sedia di fronte alla sua, dopo aver dato una sbirciatina in giro per vedere se c’erano nuovi clienti.

Ogni giorno, sulla crema soffice di latte gli faceva trovare qualcosa di strano, l’immagine di un fiore, una stella…

– Bene, quello che mi preoccupa sono le ragazzine, non riesco a gestirle, si mettono a ridere o arrossiscono se le riprendo…

– Ma allora piaci! Vorrebbero la tua attenzione.

– Sì, ho capito, ma io desidero solo insegnare un po’ di latino e italiano e non pretendo di fare lo psicologo!

Anna s’alzò di scatto, il barista la chiamava al bancone. Quel cafone se ne approfittava e la guardava storto ogni qualvolta si fermava a parlare con qualcuno. Portò caffè e cappuccini ad altri tavoli poi, passandogli vicino, gli disse in velocità: – Purtroppo c’è gente… – e accompagnò la frase con una smorfia di delusione.

Mentre beveva il cappuccino e leggeva il giornale, Umberto ripensava al modo in cui aveva conosciuto Anna. Arturo non doveva sapere che da qualche mese frequentava il bar dove Anna lavorava tutti i fine settimana; sicuramente ne sarebbe stato geloso. Inizialmente, quando aveva cominciato la scommessa non pensava che questa storia potesse avere un seguito. Arturo non aveva la benché minima possibilità di conquista di una ragazza come Anna e lui avrebbe sicuramente perso la sfida, ma non gl’importava.

Dopo qualche minuto gli si avvicinò: – Andiamo?

Uscirono dal bar e faceva freddo. Anna aveva appena finito di lavorare e aveva voglia di rilassarsi un po’.

– Andiamo al cinema? – gli chiese mentre lo prendeva a braccetto come un’innamorata.

Entrarono nel primo cinema che trovarono. Era in programmazione un filmetto di quelli tanto in auge in quel momento: storie sovrappopolate di relazioni di quarantenni falliti, depressi, o in crisi coniugale. Durante il film Anna gli raccontò di una mail strana ricevuta da parte di un amico quel pomeriggio.

Umberto fece finta di nulla, ma capì in quel momento cosa significasse aver paura.

 

Ciao Anna,

volevo farti i complimenti per il voto finale alla maturità. Sei stata eccezionale.

Ti ricordi di me? Sono passati quasi tre mesi dall’ultima volta che ci siamo visti. Vorrei invitarti a mangiare qualcosa insieme, per stare un po’ in compagnia. Che ne dici?

Ti svelerò cosa cercavo in quella biblioteca, lo so che sarai senz’altro curiosa.

 

Quando lesse questa mail Anna rimase un po’ a pensare a chi potesse averla scritta. E poi arrossì ancora al pensiero di quella serata in biblioteca, ricordando tutta la scena, con lei mezza nuda davanti a Filippo e a quel ragazzo strano, Arturo. Però era stato gentile con lei e decise di rispondere.

 

Ciao Arturo,

certamente, mi ricordo di te e vengo volentieri, però preferirei incontrarti nel pomeriggio, magari per bere un’aperitivo. Purtroppo di sera studio e in questo periodo devo prepararmi per un esame importante.

 

Arturo si trovava proprio davanti al pc, lesse la mail e, felice, le rispose subito:

 

Va benissimo. Facciamo domani verso le 18.00 davanti al Caffé Pedrocchi? Oppure passo a prenderti a casa?

 

Anna si stupì della risposta veloce. Pensò che era meglio accettare ed in fondo, sì, era curiosa di sapere il motivo di quest’incontro inaspettato e la storia di quel libro dalla pagina strappata. Non aveva tanta voglia di rivedere Arturo e sicuramente non le importava passare una serata con lui; si ricordava anche di una sensazione strana quand’erano stati insieme.

 

Ok, a domani davanti al Pedrocchi. Sono già a Padova, non serve che tu mi venga a prendere.

Ciao, a presto.

 

Anna arrivò qualche minuto prima delle sei. La piazza era ancora piena di gente, perché Padova è sempre in fermento per gli studenti universitari che vi abitano o che transitano sugli autobus, sulle biciclette o appiedati. Era un po’ in ansia per quell’incontro, non aveva voglia di ricordare quella serata e Arturo non le era sembrato affidabile, anche nel cambiamento d’umore che aveva mostrato a lei in macchina, mentre la riportava a casa. Le arrivò alle spalle; si sentì sfiorare appena e capì che era lui. Sì voltò a guardarlo e capì. Gli occhi erano gli stessi, e il sorriso e la bocca. Per un attimo, al ricordo, lo trovò bello.

Si salutarono con uno scambio di baci di cortesia e poi s’incamminarono in silenzio verso Piazza delle Erbe.

– Ci fermiamo in un bar?

– Sì, – gli rispose – non ho voglia di camminare. È da questa mattina che sono in giro tra aule universitarie e biblioteche.

Trovarono un piccolo bar dove s’infilarono per riscaldarsi.
Si sedettero su due piccoli divanetti, uno difronte all’altro.
– Come l’hai scoperto? – gli chiese a bruciapelo. Il colore degli occhi di Arturo era così particolare che era sicura di non sbagliarsi.

Arturo sfilò dal borsello che portava con sé un foglio di carta. – Da questa. Non ti è mai arrivata. Mio padre è morto prima di spedirtela.

(CONTINUA)

 

 

P.S. Le foto sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto, frutto di pura fantasia.

 

 

 

 

 

ORA!ultima modifica: 2011-02-15T14:35:00+01:00da
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