Poveri cittadini italiani!
LA VIAGGIATRICE VIRTUALE
Prima di salire nell’appartamento, guardò nella cassetta della posta per evitare al ritorno il pagamento di qualche mora imprevista. Infilò la mano nella fessura, senza prendere la chiave e tirò fuori dalla cassetta una piccola busta bianca. Un sorriso comparve tra le sue labbra. Iniziò a salire le scale, senza prendere l’ascensore e cominciò a rigirare la busta tra le dita, quasi a soppesarne l’importanza.
Rideva da sola dentro di sé. Entrò in casa e valutò se non era il caso di prendere il coltello per aprire la busta oppure se sarebbe bastato un piccolo strappo, senza invadere il cuore della lettera. Optò per la seconda soluzione e strappò con le dita la carta sottile e dalla lettera scivolò un piccolo foglio.
Lo lesse voracemente, vide solo la firma; lo lesse e lo rilesse per accertarsi la verità della scrittura. Non poteva sbagliarsi, era vero. Si appoggiò al tavolo per non cadere dall’emozione, perché tutto le girava intorno, ma era come se il mondo dovesse trovare una sua posizione, una sua stabilità. Decise di mangiare qualcosa e si preparò un’insalata veloce e fresca.
La giornata si prospettava lunga ma piena di godimento. Preparò le valigie vuote, telefonò al tassista per concordare la partenza.
Il tassista avrebbe prelevato le valigie che lei avrebbe riposto sul portone alle cinque del mattino e le avrebbe portate al deposito della stazione. Poi lei sarebbe passata a prenderle dopo una quindicina di giorni. Sicuramente nessuno si sarebbe accorto che lei non montava nel taxi insieme alle valigie e comunque avrebbero visto il taxi partire.
Chiuse tutte le tapparelle, valutando se lasciavano qualche spiraglio di luce. Voleva evitare di lasciar trapelare la luce dall’interno, magari durante il buio notturno e rivelare così la propria presenza.
Quel giorno aveva acquistato un paio di cuffie per ascoltare la musica e la televisione. Doveva rinunciare a telefono e a pc, ma almeno la tv in quei giorni sarebbe servita per trascorrere il tempo e non annoiarsi.
Questa idea malsana di rimanere in casa quindici giorni senza alcun contatto umano e rinchiusa come una prigioniera inizialmente l’aveva accantonata come qualcosa di assurdo. Aveva persino pensato di partire veramente, ma non ne aveva voglia e comunque per lei sarebbe stato un atto di sottomissione alla volontà del padrone. Poi casualmente aveva letto di quel soldato giapponese che si era nascosto per ventotto anni, pensando di essere ancora in guerra. Se quel soldato era riuscito a resistere così a lungo, lei sicuramente ce l’avrebbe fatta per quindici giorni. Si sentiva in guerra e guerra al sistema sarebbe stata! Lei non avrebbe ceduto alle lusinghe della vacanza facile e massificata, allo stuzzicare fintamente innocuo del capo. Avrebbe condotto la sua battaglia di resistenza e ne sarebbe uscita vittoriosa: resistere resistere resistere! Queste sarebbero state le sole parole d’ordine. E sgranocchiò una carota con ingordigia…
(CONTINUA)
P.S. Le foto sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto, frutto di pura fantasia.
Chissa che canali vedeva, io sono stato a casa una settimana con una lombosciatalgia, e mi sono annoiato a morte con la tv… comunque il tuo racconta non mi annoia… e si aspetta il continuo…
un bacione …
E ora sono in attesa del prossimo post: voglio sapere qual è la capacità di resistenza della protagonista. Mi piace il finale di questa puntata: “E sgranocchiò una carota con ingordigia…”.
Ciao, buona giornata e buon w.e. Mica starai autoprigioniera in casa con le tapparelle chiuse?
Sai che a me piacerebbe? sì piacerebbe tanto, l’ho quasi fatto, due anni fa per terminare un romanzo…
Notevole stuzzico di fantasia, portafoglio delle possibilità colmo : c’è solo da attendere…
Sai che il commento tuo sulla cretina di turno “nn entrare nn entrare” m’ha fatto mettere, subito dopo che l’ho letto, a scrivere? quasi deviando dai miei iniziali intendimenti
Ecco… questi sono discorsi di… 🙂 Certo che ne sono sicuro: era all’ interno del cancello, dove il mio cane la fa di solito per dimostrarmi tangibilmente tutto il suo affetto :-))
L’ho fatto lungo (o meglio, lo sto facendo) il w.e., ma come al solito… lavorando alle “grandi opere” di casa mia. Io non le strombazzo: le eseguo. Al contrario di quello là. Ma è meglio così, altrimenti ci ritroveremmo con l’abbozzo di un utilissimo ponte fisicamente irrealizzabile, ehm…
carissima EmmaGiulia, un sorriso e un saluto per te e grazie del graditissimo passaggio per il mio ritorno.
Non ho ancora avuto modo di finire il giro di saluti ma sarei sicuramente approdata anche qui, ci mancherebbe :-)))
alla prossima
:-)mandi
Un po’ di romanticismo non guasta mai, a condizione che tu mi racconti tutto per filo e per segno! 😀
Buona domenica!
Buongiorno Giulia, eppure le premesse mi inducono a pansare che la storia non finirà come si potrebbe essere indotti a credere dalle due prime parti.
A confondermi le idee è quel titolo:”il bastone e la carota”, e la lettera misteriosa.
Resto in attesa.
Buon inizio settimana
haffner
Tremonti minaccia una megatassa sulle carote e promette incentivi sui bastoni… finirà bastonato (si auspica)… è stato sempre un gran c…… confusionario…
ho detto buona notte… niente nottataccie…:) sogno radiosi!!!*
(figurati se dopo vento, sole, mare mosso, tempeste di sabbia… mi metto a leggere le c…… confusioni dei tre monti)
Vai, vai… continua a scrivere e a farci leggere questa tua bella storia…
Un saluto, Sergio
…siamo solo al secondo antipasto, ma la premessa promette bene… chissà quali colpi di scena!!!
…Ho quasi finito il terzo vescovo, mi rimane l’ultimo…
Scelta molto coraggiosa la tua, nessuna paura delle Agenzie di Viaggio… Dovesse prender piede questo genere di turismo… 🙂
… diventerà claustrofobica!
La protagonista del racconto è ancora chiusa in casa, ma l’autrice del racconto mi sa che se la gode al mare.
Tutta invidia la mia, buona giornata Giulia.
haffner