Estirpando i tuoi piaceri
conoscerai finalmente
il dolore di cui tutti parlano?
Affonda nelle radici
con le tue stesse mani
e strappa tutto, tutto.
Estirpati i tuoi piaceri,
vedrai alla chiara luce
ciò che vagheggiavi nell’ombra
e allora sospirerai
e allora piangerai.
Ma se non lo fai
non essere ipocrita:
goditi quello che non hai
e non piangere per quello che non sai.
Le parole non servono come consolazione:
esse sono strumento di lotta!
P.S. l’immagine è tratta dal web e non ha alcuna attinenza con la poesia, frutto della mia fantasia.
Che fai tu lì?ultima modifica: 2012-06-24T00:57:00+02:00da
Reposta per primo quest’articolo
Poesia che farei manifesto. La chiusa raccoglie e rafforza la profondità del testo.
Un caro saluto Giulia.
haffner
“Goditi quello che non hai” fa pensare tanto, e di questi tempi fa pensare sia al negativo che al positivo. Colma di profondi spunti di riflessione.
OK, Giulia,parliamo e combattiamo, ma la vittoria sembra perdersi all’orizzonte…
PS. Si, la Sardegna è andata bene,è il ritorno a Bologna che mi spaventa. Con l’arrivo di Caronte,poi…Pensa che io parto domenica.,nel pieno della canicola…
Mi piace quando hai detto che le parole sono uno strumento di lotta. E’ una verità assoluta. Ciao…
proprio tu che dici che non ci sono verità assolute? ahiahiahi!
… Piuttosto fuso, dunque opaco, posso ora limitarmi a notare l’albero eradicato, pandela de su Judikatu meu
Medito sul fatto che periodicamente nella società e di riflesso nella storia, fanno capolino idee che inneggiano al dolore, alla sofferenza, ai cilici, alle rinunce… ci sarà una via di mezzo tra ciò e l’edonismo epicureo? Io non la metterei neppure troppo in mezzo… facciamo a tre quarti, verso…