CHI DICE DONNA

LA VIAGGIATRICE VIRTUALE

Qualche anno fa, avevo scritto un racconto  lasciato incompleto nel blog. L’ho completato, ma chissà perché non l’avevo mai pubblicato interamente. Raccontava la storia di una donna costretta a nascondersi in casa, perché non voleva svelare ai suoi colleghi di essere sola, senza nessuno con cui viaggiare. A casa succede di tutto, compreso l’arrivo inaspettato di un ladro e di una sorella rompiscatole (come tutte le sorelle). Due sorelle e un uomo, cosa potrebbe succedere? Sesso a volontà… qualcuna potrebbe dire. E invece no, e se avete voglia leggete… Ora che si avvicina l’inverno abbiamo bisogno di viaggiare, almeno virtualmente. Lo pubblico in più giorni per permettere una lettura tranquilla. E’ difficile riprendere la vita da blogger…                                                                                                

 La viaggiatrice virtuale

Quando Linda decise di partire si preparò mentalmente all’idea molto tempo prima e cominciò a selezionare tutta una serie di siti per programmare il viaggio nei minimi dettagli. Certamente non voleva trovarsi in situazioni poco piacevoli per colpa di una sua inadempienza. Il viaggio doveva essere di almeno una quindicina di giorni; certo, se la durata fosse stata inferiore lei non ne avrebbe risentito e per gli altri non ci sarebbe stato alcun cambiamento. Poi avrebbe staccato il filo del telefono e riposto il pc al riparo, sotto un telo plastificato per proteggerlo dai suoi melanconici attacchi imprevisti. In ufficio aveva detto a tutti che sarebbe partita per l’Austria: un bel viaggetto in una zona di montagna, per non dimostrare abbronzature particolari al ritorno. Si comprò un bel po’ di scatolame e surgelati, così per quindici giorni non avrebbe sofferto la fame. “Domani il gran giorno!” le disse la collega. “Già, già…” arrossì. Lavorava come impiegata in una grande finanziaria e spesso le capitava di non conoscere chi sedeva alla scrivania accanto. Era da vent’anni che lavorava così e ormai aveva visto un continuo turn over tra le impiegate. D’altra parte solo una donna avrebbe accettato un lavoro così sedentario e poco gratificante, senza possibilità di carriera, e nel tempo erano sparite anche le compagne di lavoro più simpatiche per lasciar spazio a quelle rompiscatole, che parlavano tutto il giorno della famiglia, dei figli, degli altrettanto petulanti mariti. Il lavoro era per loro solo una paga mensile. Le guardava con commiserazione. Si era sempre sentita completamente libera, fino a quella maledetta cena di lavoro. Il direttore prima delle vacanze estive era solito organizzare una cena con tutti i dipendenti. Si trattava di una cena abbastanza grandiosa e impersonale in cui ci si scambiavano quattro battute insensate tanto per rendere meno noiosa una serata cui era impossibile rinunciare. Il discorso era naturalmente scivolato, come ogni volta, sulla meta delle vacanze estive. Lei sorvolava vagamente e i suoi colleghi di rado approfondivano l’argomento, ma quella volta no.La giornata si prospettava lunga ma piena di godimento. Preparò le valigie vuote, telefonò al tassista per concordare la partenza. Il tassista doveva prelevare le valigie che lei avrebbe riposto sul portone alle cinque del mattino per portarle al deposito della stazione. Poi lei sarebbe passata a prenderle dopo una quindicina di giorni. Sicuramente nessuno si sarebbe accorto che lei non montava nel taxi insieme alle valigie e comunque avrebbero visto il taxi partire. Chiuse tutte le tapparelle, valutando se lasciavano qualche spiraglio di luce. Voleva evitare di lasciar trapelare la luce dall’interno, magari durante il buio notturno e rivelare la propria presenza. Quel giorno aveva acquistato un paio di cuffie per ascoltare la musica e la televisione. Doveva rinunciare a telefono e a pc, ma almeno la tv in quei giorni doveva servire per trascorrere il tempo e non annoiarsi. Questa idea malsana di rimanere in casa quindici giorni senza alcun contatto umano e rinchiusa come una prigioniera inizialmente l’aveva accantonata come qualcosa di assurdo. Aveva persino pensato di partire veramente, ma non ne aveva voglia e comunque per lei sarebbe stato un atto di sottomissione alla volontà del padrone. Poi casualmente aveva letto di quel soldato giapponese che si era nascosto per ventotto anni, pensando di essere ancora in guerra. Se quel soldato era riuscito a resistere così a lungo, lei sicuramente ce l’avrebbe fatta per quindici giorni. Si sentiva in guerra e guerra al sistema sarebbe stata! Lei non avrebbe ceduto alle lusinghe della vacanza facile e massificata, allo stuzzicare fintamente innocuo del suo capo. Doveva condurre la sua battaglia di resistenza e uscirne vittoriosa: resistere resistere resistere! Queste sarebbero state le sole parole d’ordine. E sgranocchiò una carota con ingordigia…

(CONTINUA)

 

 

P.S. Le foto sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto, frutto di pura fantasia.

LA VIAGGIATRICE VIRTUALEultima modifica: 2015-10-02T21:12:02+02:00da
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