Una donna fasciata nel niqab, il velo che copre tutto il corpo e lascia scoperti solo gli occhi, vuole entrare con la famiglia a visitare il Museo di Cà Rezzonico a Venezia, ma la guardia non la fa entrare. Mentre la direzione del museo ha annunciato provvedimenti nei confronti del guardiasala, definendo sbagliato e inopportuno il suo atteggiamento, la cooperativa lo difende e spiega che il gesto è stato solo di precauzione per rispettare il regolamento che «non consente l’accesso a viso coperto». Se fossi stato il guardiasala come mi sarei comportata? Forse per un eccesso di precauzione l’avrei fermata: in fondo cosa costa alla signora togliersi il velo per mostrare la propria identità? Se fossi andata in arabia mi avrebbero chiesto di coprirmi, qui in Italia si chiede di togliere… Paese che vai, usanze che trovi dice un famoso proverbio. La globalizzazione non funziona con la religione. E la religione disunisce e disgrega il ponte interculturale tra i popoli e non aiuta la comunicazione. Per me si tenga pure ciascuno il suo velo…; ma quando ci si parla, per piacere, guardiamoci in faccia… fonte: Il Gazzettino di Venezia www.ilgazzettino.it Velo proibito? Ho fatto solo il mio dovere» |
Parla il guardiasala del museo |
Venezia
«Ho fatto semplicemente il mio lavoro». Si difende così il ventisettenne protagonista domenica dell’episodio che ha visto bloccata all’entrata delle sale del museo Ca’ Rezzonico una donna musulmana, accompagnata dal marito e dalla figlioletta, fasciata nel niqab, il velo che copre il corpo, lasciando scoperti solo gli occhi. Un episodio che ha provocato reazioni nel mondo politico e istituzionale e tra le associazioni.Il Comune ha avviato un’inchiesta interna. |
Precauzione, prevenzione, o pregiudizio?
Precauzione, prevenzione, o pregiudizio?ultima modifica: 2008-08-28T00:19:00+02:00da
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caspitacaterina, mi son fatto una ricerca assurda cercando editoriali di Concita su Repubblica, invece suppongo fosse quello sull’Unità… mi fai scherzi da suora?
Stravedo per Concita, spero non si inveltronisca… quanto ai veli, io rispetto ogni libertà d’espressione; questo caso è tipico del martellamento psicologico anti-diverso, ci vorrebbe buon senso da entrambe le parti: più introspezione da parte del custode e più “vedo-non vedo” da parte araba…
Ora mi cerco l’editoriale giusto… se fai prima tu rivelami le attinenze, anche perchè potrebbero essere soggettive…
lascia che pronunci infine il tuo nome: GIULIA, che estasi!!!
Baci, un po’ meno Waste!
uhm, letto… si in effetti qualche passaggio è attinente… Comunque non è solo questione di tempi, ma anche di luoghi e non solo di luoghi, ma anche di persone. Anche nel microcosmo “classe” (per citare un passaggio) c’è chi, oggi come ieri, cerca di familiarizzare con gli alunni e chi mantiene un distacco militaresco… evviva Concita!!!
ciao, notte!
son d’accordo con te e comunque bisogna trovarsi nella situazione, ossia bisogna vedere anche il modo con cui il guardiano si è accostato alla signora per chiederle l’identificazione.
Ci son modi e modi per chiedere la stessa cosa…
Per l’editoriale parlavo appunto dell’Unità, di cui è diventata direttrice. Ho sempre apprezzato l’ronica Concita su Repubblica e cercherò di seguirla anche su L’Unità.
Attinenze? Soru sardo. Ricordi di scuola. Partire dal proprio passato per volgersi al futuro. Magari con il berretto ben schiacciato in testa, procedere svelti…