Può l’amore salvare il mondo? Naturalmente no, perché anche gli strnz si innamorano, però il cambiamento è sempre un atto d’amore…
Inserisco il primo atto di un mio racconto che parla d’amore e di cambiamento:
Giulia Penzo
Se il mio uomo conoscesse Roland Barthes
Se il mio uomo
conoscesse Roland Barthes
basterebbe un abbraccio
per sentirmi
libera.
Se il mio uomo
conoscesse Roland Barthes
basterebbe uno sguardo
a colmare
il desiderio.
Se il mio uomo
conoscesse Roland Barthes
basterebbe un bacio
per slegarmi
dal dubbio.
Se il mio uomo
conoscesse Roland Barthes
basterebbe il vento
per raggirare
l’attesa.
Se il mio uomo
conoscesse Roland Barthes
basterebbe una parola
per capire
tutto.
Se il mio uomo
mi conoscesse.
Giovanna si sentiva completamente svuotata e si buttò sul letto per assaporare quei pochi attimi di libertà prima di iniziare nuovamente il tram tram quotidiano di annientamento. Sua sorella Giulia era arrivata anche quella sera con il figlio di due anni a casa dei genitori e il piccolo Andrea già bussava alla porta della sua cameretta con le piccole manine paffute.
Andrea era stanco e Giovanna lo raccolse accanto a sé, finché il sonno calò sui grandi occhi del bimbo. Giovanna volentieri sarebbe rimasta con il nipote a dormire, ma aveva ancora da scrivere la programmazione dell’anno scolastico. Lavorava come educatrice di asilo nido e doveva scrivere insieme alla collega il programma didattico per l’intero anno. E poi c’era Giorgio. Un appuntamento fisso ormai ogni sera. Aveva conosciuto Giorgio attraverso il blog: qualche frase di conoscenza, il passaggio su facebook, e il colloquio infinito su chat.
In poche parole aveva detto a lui di tutto: avevano flirtato ingenuamente, raccontando in maniera spudorata il proprio corpo e i propri desideri.
Lui voleva incontrarla.
Ma lei come avrebbe potuto?
Era un inganno vivente la sua esistenza.
Anzi si era impadronita di un’altra esistenza: “Amore, se tu potessi capire!”
Accese il pc ed entrò subito in chat; lui l’aspettava.
G ciao, come va?
G è successo ancora.
G ti ha picchiato?
G no, ma sono a casa di mia madre, me ne sono andata di casa con Andrea.
G e adesso, come stai? Dove sei?
G sono ritornata di nuovo a casa mia. E’ lui che adesso è uscito.
G amore, ti voglio vedere, ti devo incontrare…se posso aiutarti in qualche modo così mi è impossibile.
G non puoi aiutarmi, lo sai…
G va bene, ma ti voglio incontrare lo stesso, lo sai che così non possiamo continuare.
Giovanna troncò la chat. Chiuse di colpo. Non andava bene così? Perché farsi del male? Giorgio voleva incontrarla.
In quel momento entrò anche sua sorella: “Vado a casa, Mario mi viene a prendere”.
“Sei sicura? Non sarebbe meglio per te fermarti qui?”, le disse Giovanna, preoccupata.
“No, lo sai che dopo si incazzerebbe ancora di più”, le rispose sua sorella, che intanto sollevava dolcemente tra le sue braccia il bambino, che ignaro continuava a dormire.
“Ma tu hai bisogno della tua libertà, non puoi continuare così…”, Giovanna aveva visto le occhiaie da notti insonni nel viso di sua sorella. Giulia era bellissima.
Lei si sentiva impotente. Ora sua madre sicuramente l’avrebbe cercata per rasserenarsi un po’.
“Meno male che ci sei tu, con noi, altrimenti io e tuo padre non sapremo cosa fare” le avrebbe detto ancora una volta sua madre. E a lei chi pensava? Lei ad ascoltare, ad aiutare, a soffrire per gli altri, ma quando qualcuno l’avrebbe ascoltata?
Giovanna si guardò allo specchio. Sapeva di essere bella. La mano le scivolava veloce verso l’altezza del piccolo monte che delimitava la sua intimità, soffice come velluto. Si prese tra le mani le ciocche bionde dei capelli: voleva ora essere vista ora da lui, avrebbe voluto solo lui ora. Le arrivò un sms: buonanotte amore mio. Si buttò nel letto e finse che lui fosse lì.
Giorgio guardò l’orologio: era quasi la mezzanotte e G. non le aveva mandato nessun sms in risposta alla buonanotte. Quella donna lo faceva impazzire e lui non era mica un ragazzino, anzi era un uomo di 40 anni, separato e con figli. Un amico lo aveva fatto iscrivere a face book. “Conoscerai tante donne, dammi retta, altro che uscite a faticare, aspetta e vedrai…” gli aveva detto l’amico. Ed in effetti, dopo qualche battuta simpatica era facile passare ad un discorso più intimo e magari chiedere un appuntamento.
Ma con G. era stato lui a fare il primo passo: aveva visto la sua foto su Facebook. Erano tratti appena accennati, la foto era sbiadita, non si capiva nemmeno l’età, ma il mistero che ne emanava lo incuriosiva, e poi ne conosceva il blog. Anche lui ne aveva uno dove inseriva le sue poesie e le sue riflessioni sul mondo: una specie di diario che teneva costantemente aggiornato e con il quale aveva conosciuto molte persone, uomini e donne con cui intratteneva discorsi virtuali e da cui riceveva incoraggiamenti nei momenti bui e tristi della sua vita. Durante il periodo di separazione dalla moglie molti erano riusciti ad incoraggiarlo e a tirargli su il morale. Forse anche la sua dispersione nel blog, nel mondo virtuale, lo aveva allontanato dai problemi reali, non accorgendosi che la moglie pian piano se ne stava andando, via da lui. Vent’anni di vita insieme, dispersi in un vortice di impegni continui e di abitudini che ora pesavano alla moglie, che avrebbe voluto ancora passione, amore da parte sua. Era lui ad essere profondamente cambiato: dialogare con la moglie era qualcosa di scontato,come chiedere risposte alla propria coscienza. La conosceva così bene che non le poneva più domande e anche l’amore era scontato, nella sessualità quotidiana la ricercava come per soddisfare un qualcosa di naturale, vilmente erotico. Sua moglie meritava di più. Ma era lui che non gli poteva dare di più. I figli rinnovavano spasmodicamente la loro esistenza, ma acuivano nella loro richiesta giovanile la distanza dialettica tra di loro. La distanza allo specchio dei figli raddoppiava, si sdoppiava. E lui come un gatto randagio si rifugiava in un mondo virtuale, dove ancora aveva significato, dove la sua identità si confondeva ed emergeva nella sua essenza.
La moglie lo aveva compreso o, semplicemente, essendo una donna intelligente, lo aveva lasciato andare per prendersi anche lei le proprie emozioni e passioni. Era stata dura, comunque la separazione aveva portato a conflitti, con colpevolizzazioni reciproche di responsabilità nel fallimento della loro vita di coppia e per spartizioni materiali del patrimonio comune. Che tristezza! Vivere insieme, baciarsi, entrare ognuno dentro l’altro e poi, miseramente, incappare nell’inutilità della suddivisione economica di beni. Lui le avrebbe dato comunque tutto, ma lei lo rivendicava, e allora meschinamente, si impuntava anche lui su sciocchezze. Ora se ne stavano lontani, per evitare ulteriori sofferenze e litigi e vivevano ciascuno per conto proprio.
In quel momento, tra i suoi pensieri, entrò Giovanna e come al solito la percepì fisicamente accanto a lui. Lei si posava sopra di lui, la sentiva muoversi leggera, una danza colorata.
Prese questa decisione, si alzò, si sedette davanti al pc e cominciò a scrivere ai vari contatti del suo blog.
continua
P.S. le foto sono liberamente tratte da internet e non hanno alcuna attinenza con il racconto