CHI DICE DONNA

UN VIAGGIO IN INGHILTERRA: certe volte…

 

Oh, certe volte mi diverto a scrivere, insomma certe volte mi viene la voglia di scrivere d’amore adolescenziale…

 

 

 

Rubo i momenti

di silenzio tra noi

e aleggi nel mio cuore,

spolverando i cocci

di qualcosa

che non so definire.

Ti sto dando tutta me stessa,

a poco a poco

e lentamente sto scoprendo

che non posso farne a meno.

Scopri pure la mia nulla-essenza,

non ridere della mia non-conoscenza,

sto imparando

e quello che mi dai

in me sta crescendo,

lentamente sta crescendo.

 

 

Quel giorno sua madre Giovanna arrivò tutta entusiasta a casa.

Si precipitò nella camera, dove Alessia se ne stava comodamente distesa ripensando a cosa avrebbe fatto durante le vacanze estive; la scuola era finita e, dopo un anno di studio intenso, era “sfinita” e si attardava la mattina a fantasticare. Sognava ad occhi aperti, quando sua mamma si catapultò quasi sopra di lei: “Svegliati, dormigliona! In Agosto si parte per l’Inghilterra!”

In Inghilterra? Come, così all’improvviso? Pensò tra sé.

Alessia si svegliò del tutto e vide, soffusa in una nuvola rosa, sua madre con la faccia tutta rossa per la corsa: “Svegliati!”, e le dava uno strattone così forte da scaraventarla fuori dal letto.

“Che maniere! Va bene, va bene, mi alzo, ma cos’è questa storia? Parto per l’Inghilterra?”

“Si, parti, ma solo se ti sbrighi, abbiamo una settimana di tempo per iscriverti nella lista e preparare tutti i documenti!”

Il Comune della sua città infatti aveva aperto un bando per tutti i ragazzi più meritevoli a scuola: un viaggio di un mese presso un college a Southampton, tutto pagato, tranne un’irrisoria tassa di iscrizione.

Alessia non stava più nella pelle: un paese straniero, Londra! Aveva sedici anni: quando le sarebbe mai capitata un’occasione del genere, a lei che non aveva neanche i soldi per andare in discoteca con le amiche?

Riuscì ad entrare nella lista dei ragazzi ammessi al viaggio e Alessia non riusciva a pensare ad altro che al giorno della partenza. Nel frattempo si divertiva ad andare in spiaggia con le amiche, a fare il bagno e a conoscere gente nuova. L’estate nella sua città, con una spiaggia bellissima sull’adriatico, era un’esplosione di vita, di ragazzi giovani che arrivavano per passarci le vacanze estive.

Fu così che incontrò Roberto: alto, occhi azzurri cristallini, capelli neri e un sorriso…

Mentre se ne stava sdraiata sola sotto l’ombrellone, si sentiva osservata. Alessia aprì gli occhi e credette di avere una visione: lui, bellissimo, la guardava divertito.

“Sei sola? Ti va di fare un bagno?”

Come rifiutare?

Non aveva mai visto un ragazzo così bello. Si tuffarono, divertendosi tra le nuotate, gli sfioramenti sott’acqua. Poi tornarono su, a distendersi sulla sabbia. E parlarono e parlarono, lui sembrava capirla. Avrebbe gridato al mondo di essere in un sogno, era per lei una sensazione nuova, un’attrazione fisica intensa diversa da quelle cotterelle che aveva preso durante l’anno scolastico per qualche suo stupido coetaneo. Lui era diverso, più grande, aveva vent’anni, le sembrava un vero uomo.

“Ali, non ho mai conosciuto uno così…bello, intelligente, simpatico”, informò sua amica Alice al telefono quella sera.

“Non è troppo grande per te? Vent’anni, ma è vecchio!”

“No, guarda, devi vederlo e poi ci separano solo quattro anni, ed io li dimostro tutti…, anche lui dice che sembro più vecchia…”

“Sì, ma Ale… quello mica si accontenta di qualche bacetto, quello starà cercando un’avventura estiva, vuole un amore da spiaggia, mica vuole l’amore eterno”

“No, no, è un tipo serio, dovresti sentirlo, abbiamo parlato di tante cose; sa tutto e va all’università, fa legge, e dice che vuole diventare avvocato come suo padre…”

“Sì, ho capito, sei cotta. Domani sera portacelo in compagnia così lo conosciamo”

“Ok, a domani, ci vediamo al solito posto alle otto”, terminò il discorso, felice di essersi confidata con l’amica, e poi avrebbe proposto a Roberto di incontrarsi anche la sera. Era la prima volta anche per loro due trovarsi da soli in un posto diverso dalla spiaggia.

Si preparò con cura, un paio di pantaloni di pelle nera attillati e un top nero scollatissimo sulla schiena. Quella sera Roberto andò a prenderla sotto casa con la moto, una vecchia vespa anni ’60 rilucidata a nuovo.

“Mmmmhhm…, sei bellissima…”, gli disse, tirandola a sé e dandole un bacio delicatissimo sulle labbra. “Me l’ha prestata mio amico, dai, sali, stasera ti porto io in un posto”

“Non andiamo dai miei amici? Ci stanno aspettando…”

“Non preoccuparti, ci andiamo dopo. Adesso ti faccio io da cicerone”

Scrisse veloce un sms all’amica: non aspettateci, veniamo tra un’oretta.

Si inoltrarono verso la campagna. La portò sull’argine del fiume e presero una strada ancora incerta e sconnessa; lei si teneva stretta con le braccia attorno ai suoi fianchi ad assaporare il profumo di lui. Poi arrivarono: un po’ rientrante se ne stava silenziosa una casa ancora in costruzione, ma bella, attorniata da alberi, il cicalìo degli insetti notturni alimentava un’atmosfera incantata.

“E’ di mio padre, un’altra inutile costruzione visto che con noi in vacanza non viene mai, sempre preso com’è dal suo lavoro!”

Alessia percepì dell’astio in quelle parole e lo abbracciò, esclamando: “E’ bellissima!”

“Sei tu bellissima, non te ne accorgi? Vieni”, e la prese per mano, indicandole i calcinacci per non inciampare.

Stava attenta a non cadere, i tacchi a spillo la impacciavano nei movimenti e allora lui si accucciò e le sfilò le scarpe e si ritrovò piccola tra le sue braccia. Cominciarono a baciarsi, le mani di Roberto si inoltravano nel seno lasciato scoperto dalla canottiera, di cui aveva sciolto il piccolo nodo sul collo. Prendendola tra le braccia la sollevò e la portò tra le stanze aperte della grande casa. Alessia si teneva stretta a lui, ancora sospesa dal travolgere delle emozioni contrastanti. Con altri ragazzi non era arrivata ad altro che a piccoli baci innocui, mentre sentiva ora che stava provando una sensazione fisica diversa, aveva tutto il corpo che era sospinto verso di lui, come una forza alla quale non voleva resistere.

“Aspetta”, le sussurrò all’improvviso Roberto, e la lasciò in mezzo al buio della stanza da cui si intravedeva il cielo stellato. Dopo qualche minuto tornò con una grande coperta e la adagiò sul cemento.

Poi le si avvicinò e riprese il dolce lavoro con la lingua sul collo, sull’incavo della spalla e piano la sospinse sulla coperta, adagiandosi piano. La tirò sopra di sé e lei lo baciava mentre lui le sfilava i pantaloni, poi si inarcò riportandola sotto di lui. Alessia non sapeva cosa fare, si lasciava trasportare, le mani le sfuggivano dalla coscienza, poi…

“Ho portato questi…”

Roberto prese dalla tasca dei pantaloni una piccola bustina. Non era del tutto stupida, sapeva che era un preservativo.

“No, guarda, ti sbagli”, Alessia si tirò su seduta. “Non sono qua per fare l’amore con te … allora ti eri preparato tutto?”, era delusa e cercava di rivestirsi velocemente. “Non ci conosciamo nemmeno…”, argomentava, assalita da un presentimento di paura. Essere sola, lontano da tutti, aveva il cellulare con sé, ma a cosa le sarebbe servito? Si sentiva completamente indifesa e si malediva per la sua ingenuità, proprio lei che stava sempre attenta a tutto… affidarsi così ad uno sconosciuto. Questo pensava, mentre lui la riadagiava piano supina, facendo pressione con il suo corpo. “No, aspetta…”, lei tentava di fermarlo, come poteva, con le mani cercava di allontanarlo…

 

UN VIAGGIO IN INGHILTERRA: certe volte…ultima modifica: 2010-02-22T14:36:00+01:00da
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