CHI DICE DONNA

I TRE LIMONI

 

Non so perché, qualche volta mi capita!

Ho rispolverato questa vecchia favola, dell’epoca impervia di educatrice nei centri estivi.

E’ ancora estate, nessuno legge, quindi spero che nessuno la leggerà…

Odio la retorica, il buonismo, ma nella favola tutto va a farsi friggere.

Non esiste democrazia, c’è un re e una regina, un principe e una principessa che si incontrano e vivono felici e contenti per l’eternità.

Il male è male, il bene è bene.

Senza chiaro-scuri, ombre.

La vita da favola non è da favola.

Volete mettere gli intrighi della vita reale?

Le persone reali che scompaiono con i loro segreti?

Nella vita reale il Gladio non è una spada per ammazzare il drago.

E’ qualcosa che ti sta alle spalle, ti giri per guardare… e non c’è più,

meglio di un mago…

 

 

 

 

I TRE LIMONI

di

Giulia Penzo

 

 

C’era una volta in un paese lontano lontano, un re e una regina che non riuscivano ad aver figli, e dopo mille tentativi (non ridete per la faticaccia, perché logora anche il rapporto più idilliaco un atto d’amore consumato per obbligo coniugale), decisero di rivolgersi per un ultimo consiglio al Mago delle Rocce.

 

Voi certamente vi chiederete chi fosse mai il Mago delle Rocce, per la verità poco ne sappiamo: comunque la sua fama era nota in tutti i paesi del mondo.

Non era in alcun luogo e tutti dicevano che non avesse un’identità ben definita.

C’era chi raccontava che il Mago delle Rocce fosse da sempre esistito e ricordava che pure il proprio nonno, bisnonno e persino trisavolo lo avevano conosciuto.

 

Il rapporto tra il Re e la Regina si andava lentamente incrinando.

Il Re accusava la Regina di non essere capace di avere figli e la Regina, a sua volta, cominciava ad accusare il Re.

A parte questo, si amavano e purtroppo questa malinconia e continui litigi li rendevano tristi e dubbiosi sulla loro solida unione.

Anche il popolo cominciava a mormorare. C’era qualcuno, il solito millantatore, che gridava che il Re non era un vero uomo e non meritava il titolo di Re e la Regina non era una vera donna, non meritevole del regno e di sedere a fianco del re.

Le cose cominciavano dunque a mettersi male all’interno del Regno.

C’era stato quell’anno un calo pauroso delle nascite; la nascita di un bimbo sembrava oltraggiare il Re come se fosse stato un atto di accusa nei suoi confronti, un modo per dire: “Ecco cosa sanno fare i tuoi sudditi!”

I saggi del regno avevano dunque cercato varie soluzioni.

Venne aumentato l’orario di lavoro, furono creati eventi con feste, gare in cui gli uomini dovevano sempre parteciparvi.

Ma la popolazione non ne poteva più e le donne soffrivano perché vedevano rientrare alla sera i mariti distrutti dalla fatica e desiderosi solo di dormire.

Il regno sembrava avviato verso la Rovina.

Quando si parla di Rovina si parla anche di mago delle Rocce, che è appunto specializzato in situazioni critiche, di rovina e il nome sembra proprio gli derivi da questo, perché i problemi che gli vengono proposti sono come delle rocce, impossibili da abbattere ma, secondo il mago, sempre ‘superabili’ e dalla cui vetta è possibile scorgere tutto il paesaggio e trovare quindi una soluzione.

 

Il mago ha la pessima abitudine di comparire quando c’è aria di crisi. Quel giorno, quando arrivò, il re e la regina si stavano lanciando le più terribili accuse, accompagnate da vasi di fiori, bicchieri, piatti… – e a quell’epoca i piatti erano pesantissimi e i bicchieri di metallo! – e da tutto ciò che incontravano nel loro percorso.

Tra le guardie reali era il panico e si temeva il peggio quando, nel bel mezzo di un lancio di pollo che si stava spiaccicando sulla faccia del re, si udì questa voce.

– Sono il Mago delle rocce! – gridò con voce burbera – Cosa sta succedendo?

E proprio in quel momento al Mago arrivò in faccia il bel pollo cotto a puntino!

Il re e la regina impallidirono: non era consono alle loro nobili figure comportarsi in quel barbaro modo.

– Scusateci, siete veramente… – chiese il re, sperando in un errore.

– Sì sono proprio il Mago delle Rocce e, non dovreste avere dubbio di questo, ben si vede che tra di voi tira aria di crisi…

Aveva raccolto il pollo e con la bocca lo addentava avidamente.

Davanti a quella visione assurda, il re e la regina cominciarono a piangere e singhiozzando all’unisono gridarono: – Vogliamo in figlio!

– Zitti! Piangendo non si risolve niente – e così dicendo sparì nel nulla lasciando tre limoni sopra la tavola.

Il re e la regina si guardarono, meravigliati dell’accaduto e sorpresi perché il mago li aveva lasciati senza risolvere niente e lasciando solo quei tre limoni. Che se ne facevano di tre limoni? Li guardarono con attenzione, rigirandoli tra le mani, annusandoli…, sembravano semplici limoni, nulla di più. Al massimo ne avrebbero ricavato un buon succo.

Demoralizzati, ritornarono a tavola per pranzare e proprio mentre si stava mangiando il re decise di usare uno dei tre limoni.

Lo tagliò a metà e improvvisamente dall’interno uscì…

Cosa uscì?

Una mamma con un bellissimo bambino.

– Altolà! – gridò il re

– Chi siete? – dissero insieme rivolgendosi alla signora che se ne stava davanti a loro.

– Mi manda il Mago delle rocce; come vedete sono una povera mamma, che non ha nulla per sfamare questo mio figlio. Io e mio marito, senza lavoro e senza casa, abbiamo deciso che sarebbe stato meglio per il futuro del nostro bimbo vivere assieme a voi perché non abbiamo più la possibilità di mantenerlo – e mentre diceva queste parole, piangeva sommessamente.

Era proprio un bel bambino. Il re e la regina si guardarono negli occhi, pensando a quanto avevano desiderato un bambino simile ma, quando il loro sguardo cadde sulla povera donna piangente, non poterono fare nient’altro che quello che il cuore consigliava loro.

Il re prese allora la parola.

– Povera donna, voi volete farci questo dono meraviglioso, ma noi non possiamo accettarlo; accettate voi piuttosto di essere da noi aiutata affinché mai più vi sovvenga l’idea di abbandonare questo vostro figlio – così dicendo ordinò affinché alla povera donna fossero consegnati mille denari, un lavoro per il marito e una casetta dove alloggiare.

La povera donna ringraziò promettendo che suo figlio sarebbe cresciuto sempre in onestà e col ricordo del grande dono ricevuto dai due sovrani.

Il re e la regina, nonostante fossero contenti per la felicità della povera mamma, non poterono fare a meno di invidiarle quel bellissimo bambino che, se avessero voluto, sarebbe diventato loro.

Immalinconiti ritornarono a tavola e solo allora si ricordarono degli altri due limoni.

Il re allora ne prese un altro e anche questa volta, mentre lo spremeva, ecco che all’improvviso uscì…

Cosa uscì?

Uno stregone!

Spaventati per la bruttezza si misero entrambi ad urlare, ma lo stregone cominciò: – Sono lo stregone “facciotuttoinfrettaperfetto” e mi ha mandato qui il mago delle rocce a risolvere il vostro problema.

– Vogliamo un figlio! – gridarono all’unisono il re e la regina, convinti che stavolta il mago avesse inviato qualcuno di veramente competente e capace di risolvere il loro problema.

– Niente paura, io so fare tutto e mi sono specializzato proprio in questo. So fare bimbi di tutti i tipi, bianchi, rossi, neri, gialli, con gli occhi azzurri, verdi, neri, con capelli biondi, castani, rossi, con gli stessi vostri occhi, con i vostri stessi lunghi nasi, con le stesse grandi orecchie, insomma… siete voi che dovrete dirmi come lo volete, ma fate presto perché ne ho altri centomila che hanno lo stesso vostro problema.

Il re e la regina si guardarono felici, stupiti di poter finalmente avere un bambino e chiesero allo stregone che cosa avessero dovuto fare.

– Nienteeeee… – disse lo stregone spazientito – faccio tutto io; altrimenti cosa faccio io? Voi mi dite come lo volete e al resto ci penserò io; dalla mia ampolla uscirà bello e perfetto!

Il re e la regina, sempre più stupiti, si guardarono e dissero: – Noi non vogliamo un bambino perfetto, vogliamo solo un bambino da amare e da crescere con amore.

E mentre pronunciavano la parola ‘amore’ ecco che lo stregone, come colpito da un fulmine, stramazzò stecchito al suolo e pian piano scomparve come se fosse fatto di mille granelli di sabbia proveniente dalla spiaggia di Sottomarina, la spiaggia dalla sabbia d’argento.

Contemporanemente dal terzo limone ricomparve il mago delle rocce.

– Bravi! – disse ai due sovrani – adesso dovrete superare la prova più difficile, essere mamma e papà! – e così dicendo sparì.

Anche questa volta il re e la regina rimasero esterrefatti, anche perché il mago se n’era andato senza spiegare loro come diventare mamma e papà, giacché erano senza un figlio, cosa fondamentale, essenziale!

Proprio in quel momento scoccava l’ora del giro quotidiano in carrozza che i sovrani facevano quotidianamente nel loro paese e decisero di rimandare la soluzione del loro problema al ritorno a palazzo.

Mentre giravano tranquillamente cullati dal movimento della carrozza e dagli innumerevoli pensieri, all’improvviso la carrozza si fermò e il cocchiere urlò: – Via brutto moccioso, lascia passare il tuo re e la tua regina!

Il re e la regina guardarono cosa stesse succedendo e obbligarono il cocchiere a fermarsi.

Scesero perciò dalla carrozza e dinnanzi a loro, per terra, c’era un bambino dalle vesti stracciate.

La regina, intenerita dallo sguardo spaventato del bambino, chiese chi egli fosse ed il bambino rispose: – Sono un povero orfano, senza parenti né amici…

Ora, quando due occhi pieni d’amore incrociano due occhi che chiedono amore, non ci sono parole per esprimere il sentimento che come soffice nuvola non puoi afferrare, ma ne percepisci la consistenza.

 

Non ho più bisogno di raccontare oltre perché, come avrete capito, quel bambino divenne il futuro re e tutti vissero felici e contenti…

 

Il Mago delle Rocce anche questa notte dormirà tranquillo… e senza bisogno di azaperone! 😉

 

 

P.S. la foto è tratta dal web e non ha alcuna attinenza col racconto

 

I TRE LIMONIultima modifica: 2010-08-19T09:49:00+02:00da
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