CHI DICE DONNA

IL COLLEZIONISTA DI FINALI

Mettere la parola fine in un racconto, una storia, una relazione, in un governo… è sempre difficile,

ma talvolta è l’unica cosa che ci rimane da fare…

 

 

 

IL COLLEZIONISTA DI FINALI

 

Non so spiegare come e quando Arturo sia diventato mio amico. Penso sia successo proprio ad una cena di conoscenti della mia ex fidanzata. Vi sembrerà una storia assurda, ma vi giuro che è realmente accaduta, Arturo è vissuto con una mania certamente strana, poca cosa dinnanzi alle brutture che esistono in questo mondo, però questo suo eccesso segnò profondamente la sua vita, e la mia…

Arturo non era certamente un tipo che si faceva notare, anzi se ne stava tranquillamente in disparte. Ma questa è un’altra storia perché la vera storia iniziò ad una festa molti anni prima.

 

Erano entrati nello studio del padre ridendo abbracciati e avevano richiuso a chiave la porta alle loro spalle. Il padre di Filippo era un professore universitario e quella stanza era tappezzata da libri riposti sugli scaffali di un’enorme biblioteca che ricopriva interamente le pareti.

Si erano allontanati appositamente dal salone dove si svolgeva la festa per appartarsi e scambiarsi qualche bacio e carezza più spinta.

“Ti amo”, le diceva mentre infilava una mano sotto la maglietta e la sospingeva dolcemente addosso alla parete.

“Filippo, non fare lo stupido, lo sai che per me è importante”

Anna lo stava fermando, per quanto poteva, anche lei travolta da emozioni contrastanti, tra il lasciarsi andare e il respingimento, ed intanto godeva di quelle carezze più audaci e baci caldi sulla pelle.

“Te lo giuro, Anna…, penso a te, voglio te, ti sogno, ti desidero…”

“Non mi fido, Valeria mi ha detto che ci provi con tutte!”

“Non dar retta a quella racchia, è solo gelosa di te, che sei così bella…”

Anna stava cedendo a quelle lusinghe, sentiva verso Filippo un’attrazione irresistibile, lui così bello, il più affascinante del Liceo, s’interessava a lei, stupida e insignificante…

Il bacio era tanto intenso che non si accorsero del tipo che se ne stava incollato camaleonticamente alla biblioteca e che cercava, per quanto impossibile, di passare inosservato, cosa che gli riusciva benissimo se non fosse stato per il libro che teneva in mano.

Nel momento in cui altre mani, quelle di Filippo, si inoltravano tra le cosce di Anna, il tonfo di un libro per terra riportò alla realtà le tre persone all’interno della stanza.

Filippo si fermò con le mani, Anna rimase simile ad una statua di pietra, mentre i loro sguardi interrogativi si spostavano nella direzione del rumore.

Lo videro, anch’egli immobile, il libro per terra.

Filippo ritrasse le mani dalle cosce e si diresse verso quel ragazzo.

“Che ci fai qui? Sei un guardone?”, gli andò incontro, arrabbiato e con tono minaccioso.

Il tipo non rispondeva ma teneva lo sguardo a terra.

“Ehi, fai lo stupido? Volevi spiarci?” e cominciò a spintonarlo.

Quello indietreggiò abilmente. Anna se ne stava intanto spiaccicata al muro, tentando di riassestarsi i vestiti. Si sentiva nuda, doppiamente, alla vista di quei due ragazzotti.

“Capisci quello che ti dico? Che ci fai a casa mia? Io non ricordo di aver invitato un fesso come te!”, lo spintonò così forte che quello si rovesciò sul basso tavolino, andando a cadere sulla poltrona a fianco.

“Basta! Lascialo stare, non l’abbiamo visto, è anche colpa nostra…”

Anna andò verso Filippo e cercava di fermarlo frapponendosi tra lui e l’altro, ma Filippo la scansò deciso.

“Non hai visto che ci stavamo baciando? Volevi vedere qualcos’altro?”

“Scusatemi, ero entrato per dare un’occhiata ai libri… e poi avete chiuso la porta a chiave…”, rispose finalmente il giovane, che cominciava a vedere che le cose si stavano complicando anche con l’intervento della ragazza.

Anna lo guardò sorpresa. Aveva uno sguardo da scoiattolo. Due occhi vispi sotto un casco di capelli arruffati. Per un attimo pensò di trovarsi difronte ad un piccolo animaletto, un roditore con tanto di codina.

Però gliene fu grata. La sua risposta aveva un po’ placato l’ira di Filippo.

“Ah, e con chi sei venuto?”

“Con Alberto”

“Va bene, mi arrangio io con lui, vattene adesso e stai lontano da casa mia, non farti vedere dalle mie parti per un bel po’, se non vuoi che ti spacchi quella faccia da criceto!”

Anna guardò Filippo e lo trovò così stupido e volgare e arrogante.

Come aveva fatto ad innamorarsi di una persona così!

Il ragazzotto, mogio mogio, andò verso la porta e fece per aprire.

“E’ chiusa…”, disse con un fil di voce, timidamente. Anna gli sorrise.

“Filippo, apri la porta…”, intimò a Filippo che ancora fremente di rabbia andò verso la porta con le chiavi, in due mandate l’aprì e, dandogli una manata sulle spalle, cacciò il ragazzo-scoiattolo fuori dalla stanza.

Anna raccolse il libro per terra.

Lo guardò. Era una vecchia edizione di Furore di John Steinbeck.

Sfogliò con noncuranza il libro e andò istintivamente alle ultime pagine. Si accorse che l’ultima pagina mancava ed era stata strappata malamente, se ne potevano scorgere ancora i piccoli bordi frastagliati. Lo richiuse veloce e lo ripose in quello spazio vuoto della biblioteca che sembrava appartenere al piccolo libro. Al momento non comprese il fastidio nell’aver visto quello sfregio. Filippo si era nuovamente riavvicinato e cercava di riprendere da dove avevano lasciato.

Lei lo scostò.

“Ah, sei così scontrosa? Ma vattene anche tu…, mi avete fatto passare la voglia, tu e quello scemo…”, e la allontanò con disgusto.

Si sentì a disagio, stava per piangere e per non farsi vedere nella sua debolezza scappò fuori dalla stanza. Prese le sue poche cose e uscì dalla grande casa, senza salutare le amiche che se ne stavano ancora in mezzo alla festa.

Si trovò nell’androne del prestigioso palazzo condomininiale a piangere. Non si accorse che ad osservarla ci stava ancora quel piccolo uomo scoiattolo…

(CONTINUA)

 

P.S. La foto è tratta dal web e non ha alcuna attinenza con il racconto.

IL COLLEZIONISTA DI FINALIultima modifica: 2010-11-21T16:10:00+01:00da
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