CHI DICE DONNA

BUON ANNO!

Ogni anno devo lasciare qualche mio racconto incompiuto sul blog, per scaramanzia.

Lo terminerò nel 2012!

AUGURO A TUTTI

UN FELICE 2012

E CHE LA RICCHEZZA (DI TUTTO) SIA CON NOI!

 


 

 

La viaggiatrice virtuale

RIASSUNTO

Linda è impiegata in una grande azienda finanziaria.

Durante la cena prima delle consueta pausa estiva, il suo capo le chiede dove andrà in vacanza e lei, dinnanzi a tutti, per non sfigurare mente e confida che partirà per una vacanza nelle montagne austriache.

Non sarà così. Infatti decide di trascorrere le sue vacanze trincerata in casa per 15 giorni, senza farsi vedere da nessuno e facendo credere a tutti la sua partenza.

Ma non ha fatto i conti con il destino.

Proprio la prima notte di ferie, entra in casa sua un ladro. Riesce a bloccarlo e a trascinarlo nel salotto, ma dopo qualche ora si fa viva anche sua sorella. E sembra che tra le due non ci sia proprio un bel rapporto.

La vacanza virtuale comincia proprio a mettersi male…

Per seguire dall’ultimo post:

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LA VIAGGIATRICE VIRTUALE

 

 

Siete pazze, stavo per soffocare! Vi potrei denunciare per maltrattamenti!”, urlò contro Veronica.

Ah, bella questa! Ti introfuli di notte a casa mia e pretendi di essere accolto a braccia aperte?”, Linda riprese il controllo della situazione.

Quella cretina di mia moglie mi aveva assicurato che non c’era nessuno a casa per una quindicina di giorni! Chi pensava che avrei trovato non una ma due donne!”, si sfogò quel bellimbusto, quasi piagnucolando.

Tua moglie? Ma chi è tua moglie che sa tutte queste cose sul mio conto?”, chiese Linda, curiosa.

Lavora con te. Mi aveva detto che la casa era vuota in questo periodo, sai, ho bisogno di soldi, non puoi capire…”

Certo ed è naturale andarli a prendere a casa degli altri. A rubare come un ladro.”

Sì, sono un ladro, ma ti giuro che lo sono perché non so più cosa fare. Mi hanno licenziato e devo pagare l’assegno di mantenimento per mio figlio. Quella strozzina di mia moglie non riesce a capirlo e non vuole farmi vedere mio figlio finché non glieli avrò consegnati.”

Mi sembra giusto. Come padre non devi valere granché se non riesci nemmeno a contribuire al mantenimento di tuo figlio. Tua moglie deve pur ricevere un piccolo aiuto economico, non credi?”

Non è colpa mia se a quarant’anni mi hanno licenziato e non trovo più lavoro. Comunque ho sempre aiutato a casa e mio figlio l’ho tenuto spesso con me. Sono le prime vacanze estive che non riesco a trascorrere insieme a lui, altrimenti saremmo andati al mare da qualche parte.”

Il ladruncolo frignava dinnanzi all’incalzare maligno delle domande di Linda.

Forse cerchi solo un certo tipo di lavoro. Mai provato come lavapiatti, cameriere, muratore o altro? Scommetto di no. Immagino che questi lavori siano troppo umilianti per te, mentre per tua moglie non è umiliante riuscire a cavarsela con quel poco che riesce ad avere con il suo stipendio!”

E smettetela voi due! Sembri una moglie in piena crisi isterica!”, gridò Veronica frapponendosi al loro discorso, “Su, prepariamoci qualcosa da mangiare che è ora di colazione ormai.”

I due seguivano con lo sguardo Veronica che si era diretta tutta pimpante in cucina.

Aprì il frigorifero in cerca di latte.

Oh, mamma!”

Il frigorifero era traboccante di ogni ben di dio. Si rizzò in piedi e guardò diritta negli occhi Linda.

Non dirmi che hai fatto una spesa giornaliera, qui ce n’è per sfamare un reggimento! Non me ne vado finché non mi spieghi cos’hai programmato di fare a casa con questo tipo!”

E no! Non cambiare le carte in tavola”, la fronteggiò subito Linda, “Sei tu che mi devi spiegare cosa sei venuta a fare a casa mia!”, e le si piazzò fulminea davanti con le mani sui fianchi a mo’ di poliziotta.

Veronica sembrò quasi folgorata, colpita nel cuore, e si piegò in due a tremolare, andando a rintanarsi sul divano a fianco del bellimbusto per cercare protezione. Quello la guardava infatti inebetito e affascinato dalla grazia e dalla femminilità seducente.

E va bene, va bene… Ecco, mi sono lasciata con Marco. Anzi, l’ho lasciato, dopo che ho scoperto l’ennesimo tradimento! E non so dove andare. Giuro che non tornerei a casa nemmeno sotto la canna di una pistola!”

Sembrò soppesare bene le parole perché si rivolse al tipo: “Ehi, a proposito, tu non avrai mica una pistola!?”

Ma vi sembro tipo da portare pistole? Lasciatemi andare, va’, siete due pazze… Non dirò nulla a nessuno, ma vi prego di lasciarmi andare! E poi qui si muore dal caldo, non riesco a resistere!”

In effetti ci si stava inoltrando nella mattina più calda di quella maledettissima estate.

E Linda aveva fatto i conti con tutto tranne che con quel piccolo particolare. D’altra parte le forze della natura si chiamano “forze” a ragione.

Il clima fino a quel momento era stato clemente e le temperature ben al di sotto della media estiva. I meteo si erano sbizzarriti nelle previsioni più ardue, smentite ogni volta da brezze inaspettate che a Milano venivano accolte con gioia soprattutto dai vecchietti agonizzanti che cercavano rifugio con le loro badanti all’interno dei supermercati.

Ma se la fortuna è cieca, la sfortuna invece ci vede benissimo e proprio in quell’occasione il tempo sembrava finalmente esprimere la propria autorevolezza.

I metereologi avrebbero senz’altro ricordato quella giornata che sarebbe diventata la più calda da cento anni, raggiungendo un record senz’altro storico.

Già se Linda avesse guardato i primi telegiornali  avrebbe notato con timore quei titoloni che gridavano all’emergenza, scoraggiando la gente a uscire di casa nelle ore più calde – e almeno su questo i nostri tre potevano starsene tranquilli – , avrebbe valutato seriamente le varie interviste agli esperti, con i numerosi numeri verdi da contattare in caso d’emergenza e i vari piani anticaldo delle ASL regionali.

Essere una persona fragile d’estate in effetti sembrava essere una questione piuttosto seria e il caldo mieteva persone fragili come se fossero vittime ineluttabili di un destino infame. La fragilità ora era un caso nazionale. E se Linda riteneva di essere una persona fragile, in questo caso aveva una buona ragione per sentirsi maggiormente in pericolo. Faceva caldo, anzi, caldissimo!

Guardò il tipo paonazzo in viso, da cui grondavano sulla fronte goccioline di sudore.

Fino a quel momento la tensione aveva dissimulato il calore sotto forma di nervosismo, ma adesso che le relazioni di conoscenza stavano facendo il loro naturale corso in effetti si cominciava a percepire l’umidità malsana che ristagnava sulla stanza non ancora sottoposta all’adeguata quotidiana areazione mattutina.

 

(CONTINUA)

 

P.S. le foto sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto, frutto della mia fantasia personale.

BUON ANNO!ultima modifica: 2012-01-01T00:00:00+01:00da
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