CHI DICE DONNA

UNA BAMBINA CATTIVA

Quando si diventa una bambina cattiva?



 

CONTINUA DAL POST DEL 6 GENNAIO 2010

Mentre Giuseppe era impegnato alla ricerca di una panchina, assurdo nella sua pretesa di riposo dopo tre ore di treno, la giovane donna dai capelli rossi camminava a passi veloci e si allontanava dalla stazione per uscire all’aria fredda di Milano. Fiocchi di neve si appoggiavano sul suo corto cappotto nero, da cui spuntavano due aggraziate gambe velate da calze viola. Cercò dentro la borsa un paio di guanti, anch’essi di un viola acceso. Una giovane donna dai capelli rossi e dalle calze e guanti viola: chiunque l’avesse vista in quel momento, in mezzo alla dolce tormenta di neve, avrebbe giurato di essere dinnanzi ad un personaggio da fumetto, una di quelle figurine smilze che camminano veloci e magari si insinuano in qualche vicolo, per nascondersi e fuggire da qualcosa. Ed era proprio così perché Silvia fuggiva, fuggiva per non essere riconosciuta, fuggiva dal mondo intero. Che cosa l’era successo anche quella volta? Perché si era comportata in quel modo? Se lo chiedeva, adirata con se stessa, e nella crisi isterica si mordeva la mano, protetta dal guanto. Guardandola, qualcuno avrebbe detto che si stava riscaldando, alitandosi nelle mani. In effetti cercava una sensazione, una reazione corporea. Essere una primitiva, l’avrebbe ora desiderato e avrebbe voluto gridare come un’ossessa, rotolarsi lì sulla strada, senza dover dare spiegazioni o essere trattata come una pazza da rinchiudere in qualche stanza psichiatrica.

Certo, le era già capitato di rubare. Anzi, aveva cominciato con un’amichetta durante gli anni delle Elementari. La sua amica l’aveva iniziata: a nove anni era già una ladra esperta.

Si trovavano abitualmente come due brave bimbe per fare i compiti.

Un giorno, dopo le lezioni, in un momento di gioco, nella sua cameretta l’amica per scherzo le mostrò il seno, un seno enorme per essere quello di una bambina. Neanche mia mamma, pensava Silvia con incredulità, ha un seno così grande. Già il fatto che l’amica fosse priva di qualsiasi forma di pudore, la infastidiva e l’attraeva allo stesso tempo. E poi Silvia era piatta, un lieve accenno di seno, forse, sintomo della pubertà in arrivo. Non aveva nulla da mostrarle in cambio. Margherita, così si chiamava, la stuzzicò: “Sai che se mostro queste al tipo del tabacchino qui in fondo al viale, vicino a casa nostra, lui mi da tutto? Posso scegliere tutto quello che voglio, sai? Un giorno mi son portata via tutte le pentoline della cucina per le bambole”

“Non ti credo”, le rispose stizzosamente, ma senza tanta convinzione, perché conosceva quel luogo in cui la mamma qualche volta entrava per comprare le sigarette o il sale. Era un tabacchino, mezza cartoleria, anche rivendita di giocattoli per bambini.

“Te lo posso mostrare anche adesso, ci andiamo, dai, e faccio prendere qualcosa anche a te, vuoi?”, alzò il viso mingherlino e strafottente da saputella e gli piazzò davanti due grandi occhi azzurri interrogatori.

Sì, Silvia lo voleva. In famiglia era considerata una brava bambina, ma non voleva essere una brava bambina, non voleva fare tutto quello che le si chiedeva, non voleva comprendere. Non riusciva a capire come sua mamma dedicasse tutto il tempo al fratello e lei bastava che crescesse e che crescesse senza problemi. Bastava che andasse bene a scuola, anche se in quello Silvia non aveva mai avuto alcuna difficoltà. Era un fantasma, a casa sua. Un piccolo fantasma sempre accondiscendente.

Ma lei era cattiva, sì, voleva essere cattiva, come suo fratello che sbatteva contro il muro tutto quello che gli capitava sotto le mani e che gridava e che emetteva grugniti e i suoi genitori sempre pronti a giustificarlo, a rassicurarlo, ad abbracciarlo, perché aveva bisogno di tanto amore: così avevano detto i medici.

“Andiamo!”, le rispose sicura.

Avrebbe dimostrato di che pasta era fatta: lei era veramente una bambina cattiva.

 

(CONTINUA)

 

*LE IMMAGINI SONO TRATTE DAL WEB E NON HANNO ALCUNA ATTINENZA COL RACCONTO

UNA BAMBINA CATTIVAultima modifica: 2010-01-09T15:19:00+01:00da
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